Recensione: Escape from Leviathan

Di Daniele D'Adamo - 23 Maggio 2016 - 18:27
Escape from Leviathan
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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76

Il rientro.

Dopo ripetuti cambi di formazione, inframmezzati da varie uscite discografiche – ultima, “One More Breath”, 2012 – , tornano alla base due dei tre membri fondatori dei pugliesi Subliminal Fear. Si tratta di Carmine Cristallo alla voce e di Domenico Murgolo alla chitarra che, assieme all’altro former Alessio Morella al basso, danno luogo a un ensemble potenzialmente in grado di competere con i migliori act dediti al cyber death metal. Come Sybreed, Mnemic e, ultimi ma non certo ultimi, Fear Factory.

Con la produzione, missaggio e masterizzazione di Giuseppe Dentamaro e della band stessa presso i Golem Dungeon Studio, e l’artwork di Seth Siro Anton (Moonspell, Paradise Lost, Soilwork, Sybreed, Nile, Septicflesh), nasce così “Escape from Leviathan”, terzo album in carriera dell’ensemble italiano.

Altra novità, sostanziale, la presenza di due vocalist. Oltre a Cristallo, difatti, compare Matteo De Bellis. Una soluzione certamente non nuova ma efficace, poiché in grado di offrire alle song una maggiore versatilità e un miglior dinamismo. Anche in sede live.

Certamente, il termine death metal non si presta a essere quello esatto, se non è corretto dalla necessaria spiegazione della teoria dell’evoluzione. Che, nel sound dei Nostri, trova una propria, ben definita sequenza di eventi. Il big bang in corrispondenza degli stilemi fondamentali del death – growling, riffing possente, ritmi aggressivi, blast-beats – ; il passaggio alla melodia e quindi al gothenburg metal; la meccanizzazione, cioè la tipizzazione dei BPM come se fossero battiti cibernetici; la visionarietà, con l’inserimento di cospicui intarsi di tastiere dal taglio futuristico nonché avvolgenti campionamenti à la Terminator. Sì da tagliare il traguardo di quello che, s’è detto, trattasi di cyber death metal. Uno stile già percorso da altri, ma comunque affrontato con grande professionalità e mestiere, giacché “Escape from Leviathan” può gareggiare con qualunque altra realizzazione, in campo di (modern) metal estremo.

Infatti, a sostegno di quest’affermazione, c’è per esempio la stupenda ‘All Meanings They’ve Torn’, hit dal refrain super-accattivante che si stampa all’interno della scatola cranica in modo indelebile. Senza essere per ciò mielosa o troppo zuccherina. Anzi, il suo mood è quello giusto: andamento rapido, incedere meccanico (‘Evilution’), toni dimessi e malinconici. Per pensare, per immaginare, per sognare fantastici mondi alieni, o la Terra fra centinaia di anni. Forse dominata dai droni, oppure dai fantasmi della razza umana, oramai estintasi (‘Phantoms or Drones’).

Ma è “Escape from Leviathan” in toto, a centrare l’obiettivo di essere un lavoro interessante. Il flavour che lo identifica è senz’altro personale, anche se simile ad altri, come più sopra accennato, giacché i brani funzionano sia come singolarità, sia come complesso. Instillando così, nel disco, l’alito della vita, garantendogli una propria individualità, un proprio carisma, una propria anima. Senza cadere nella trappola dello voler strafare, restando pertanto entro i limiti disegnati dal songwriter. Con magnifica continuità che, alla fine, rappresenta il miglior pregio dell’opera.

Ancora una prova, insomma, che il death metal italiano non ha più nulla da invidiare a nessuno, nemmeno quando si addentra, come fanno i Subliminal Fear con il loro “Escape from Leviathan”, nel IV millennio A.D.

Daniele D’Adamo

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Anno: 2005
65