Recensione: Esclave du Vice

Di Eugenio Giordano - 2 Giugno 2004 - 0:00
Esclave du Vice
Band: Malediction
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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70

I Malediction sono attualmente la miglior metal band francese, se cercate un disco potente e sincero da ascoltare col cuore andate pure a comprare questo straordinario “Esclave du vice”, senza dubbio una delle uscite più belle nel panorama classico europeo di questo 2004.

I Malediction hanno prodotto un debutto discografico stellare, intitolato “Condames”, questo platter dimostrò che la scena francese era finalmente ritornata ai fasti degli anni ottanta e che band storiche come Killers e Nightmare avevano trovato eredi credibili che riportassero in auge l’heavy metal francese. I Malediction hanno letteralmente superato quanto di buono avevano espresso sul precedente disco, questo “Esclave du vice” si presenta come un lavoro potentissimo, mauturo e cattivo. Tutti i pezzi viaggiano su tempi rapidi e le chitarre sono aggressive e coinvolgenti come succedeva negli anni ottanta. La voce inconfondibile di Sylvain Mollard rappresenta una delle caratteristiche migliori dei nostri francesi, lui possiede una timbrica acida e acuta che non deluderà gli amanti del metal classico cresciuti alla corte di Rob Halford. La produzione genera un groove avvolgente e ruvido che garantisce in ogni frangente la giusta energia a questo platter. Non ci sono concessioni, i Malediction badano al sodo e sfornano pezzi metal irresistibili senza prendere in considerazione contaminazioni di sorta. Come tradizione la band francese sfodera orgogliosamente la sua lingua madre rendendo il proprio sound molto personale e identificabile, la band è autrice di una prova esecutiva maiuscola che dimostra la attitudine genuina posta alla base della composizione di questo disco. I pezzi hanno una forma assimilabile sebbene si presentino articolati e strutturati, non mancano mai i ritornelli coinvolgenti e le ritmiche dirette.

Si comincia alla grande con “Dans ma memoire” che sembra derivata dal sound travolgente di band classiche come i Saxon del periodo “Strong arm of the law”, il pezzo è potentissimo e il refrain vocale si dimostra convincente fin dal primo ascolto. Non ci spostiamo di una virgola con la seconda “Absynthe” nuova prova di classe e di sincerità da parte dei nostri francesi, qui il ritornello è davvero perfetto con il suo mood crescente. Veloce e aggressiva “Justice Assassine” mostra una interpretazione vocale tagliente alternata a riff di chiara matrice classica particolarmente espressivi e dinamici. Epica e coinvolgente “Martyr” dimostra quanto i Malediction abbiano amato gli Iron Maiden di “Seventh son of a seventh son”, il risultato è nuovamente incredibile. Il riffing poderoso di “Conspirations” riporta i Malediction al cospetto dei Saxon dell’epoca d’oro, l’impatto del gruppo francese è, senza mezzi termini, imponente. La velocità di “Heresie” lascia trasparire le melodie vocali crescenti che decollano immdiatamente grazie alla ottima prova vocale di Mollard. Con la title track i nostri si cimentano in un brano elaborato e ambizioso dove le chitarre ritmiche sono totalmente dominatrici, anche in questo caso non mancano refrain vocali di grande presa. Il metal quadrato di “Vers l’enfer” ha il mood strordinario degli Accept di “Metal heart” e dimostra ancora la grande passione dei Malediction per il metal classico. Lo strumentale “Au reyaume d’hades” è il tema della sigla di un cartone animato giapponese intitolato “Ulysse 31”.

Se siete metallari convinti e cercate un disco di heavy metal senza compromessi e concessioni di sorta potete contare ciecamente su questo “Esclave du vice” che senza dubbio non vi deluderà. La Francia è ritornata al posto che le spettava nel panorama metal mondiale.

1. Dans Ma Mémoire 04:57
2. Absinthe 04:47
3. Justice Assassine 04:31
4. Martyr 06:56
5. Conspirations 04:35
6. Hérésie 04:40
7. Esclave Du Vice 05:24
8. Vers l’Enfer 04:30
9. Au Royaume d’Hadès 03:26

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