Recensione: Estorat Taghoot
Pur con le sue infinite bellezze storiche e paesaggistiche, l’Arabia Saudita non sembra essere terra fertile per il mondo metal. Tale scena risulta infatti ridotta all’osso nel paese arabo e ancora oggi stenta a decollare.
Tra i pochi gruppi provenienti dalla Penisola asiatica, il nome degli Al-Namrood -il non credente- è indubbiamente quello che gode di maggiore fama e seguito oltre i confini nazionali. Il gruppo nasce nella città di Khobar nel 2008 per volere del chitarrista e bassista Mephisto e del tastierista Ostron, con l’intento di dar vita a un black metal freddo e brutale intriso di suggestioni folk.
Volendo trovare punti di paragone, per potervi rendere più comprensibile ciò a cui andrete incontro, vi basti pensare a un’ideale jam-session tra i vecchi Darkthrone, i Nile più evocativi e visionari e gli Emperor del triennio 1994-1997.
Uscito nel 2010 sotto Shaytan Productions, “Estorat Taghoot” -traducibile come “una leggenda di tirannia”- rappresenta il secondo sigillo discografico del combo. Nato ad un solo anno di distanza da “استفحل الثأر”, il lavoro evidenzia sin dalle prime note una certa maturità artistica raggiunta dai Nostri. I brani, presi singolarmente, funzionano piuttosto bene e si lasciano ascoltare con piacevolezza. Il riffing, affilato e potente per quasi tutta la durata del platter, è sostenuto da una batteria martellante che disegna ritmiche potenti, sebbene non particolarmente varie.
Il massiccio utilizzo di strumenti tipici della tradizione araba caratterizza notevolmente l’intera opera: le melodie vengono infatti costruite attorno alle note dell’oud, piccolo strumento a corde stretto parente del liuto.
L’atmosfera che si respira ha un che di esotico e rende apparentemente abbastanza originale la proposta degli Al-Namrood. Brani quali “Junood Al Amjaad”, “Endma Tuqsaf Al Ru’os” o ancora lo strumentale “Ma’dabt Al Audhama” fanno emergente un certo coraggio nelle scelte melodiche fatte dai nostri, che si rivelano vincenti. Le canzoni, oltre ad essere dotate del giusto tiro, catturano l’attenzione grazie a passaggi quasi azzardati, che difficilmente lasceranno impassibile un qualsiasi ascoltatore del mondo occidentale.
Da un punto di vista prettamente tecnico, il full-length poggia su basi decisamente solide: la prestazione che ci offrono i due musicisti è scevra di qualsiasi sbavatura. Chitarre, batteria, tastiere e tutti gli strumenti tipici della tradizione araba trovano il giusto spazio per esprimersi a dovere. Non mancano neanche spunti di virtuosismo puro, specialmente per quanto concerne le sei corde, che non di rado si lanciano in lunghe sessioni soliste.
Dovendo però portare alla luce pregi e difetti di quest’opera, bisogna, evidenziare anche una certa omogeneità nel sound generale dell’opera: quasi tutte le tracce seguono uno schema simile e le variazioni musicali appaiono pressoché ridotte al minimo. Ciò rende un poco arduo l’ascolto dell’intero platter, che alla lunga non appare tanto dinamico e fantasioso come ci si aspetterebbe, specie in vista di talune premesse fatte in precedenza; se infatti, presi singolarmente, tutti gli episodi si mantengono su standard qualitativi quantomeno discreti, è l’insieme a non convincere del tutto.
La qualità della registrazione si attesta su livelli medi: i suoni, nonostante siano secchi e talvolta privi di corposità, si adattano alla perfezione alla tipologia di disco, risultando tutto sommato gradevoli. L’unico strumento che rimane un poco in ombra è il basso, oscurato dalla pressoché totale mancanza di bassi.
“Estorat Taghoot” si dimostra dunque capace di attirare l’attenzione dell’audience, sebbene presenti ancora più di qualche angolo da smussare. Ci auguriamo dunque che i ragazzi, già dalla prossima uscita, riescano ad aggiustare definitivamente il tiro, raggiungendo così vette qualitative davvero elevate.
Per ora promossi ma con qualche riserva.
Tracklist
1. Arousal at Nebuchadnezzar Fortress
2. Junood Al Amjaad
3. Estorat Taghoot
4. Ma Kan Mn AlDahr Mundthera
5. Endma Tuqsaf Al Ruoos
6. Ma’dabt Al Audhama
7. Fe Youm Thaqeef
8. Wata’a Bakhtanasar
9. Laylat Ghabra’a
10. Asda’ Al Dmar
11. Ajal Babel
Emanuele Calderone
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