Recensione: Eternal Damnation

Di Luca Palmieri - 23 Aprile 2008 - 0:00
Eternal Damnation
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Anno: 2008
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62

Power melodico. La recensione potrebbe già concludersi qui, visto che la maggior parte di voi ormai ne avrà le scatole piene di queste band che propongono sempre la solita solfa, Helloween dei Keeper mischiato a sonorità Hammerfall e tinte Stratovarius con cantante pulito e acuto e riff stramelodici armonizzati ovunque.

Ad ogni modo, questi Winter’s Verge sono ciprioti, e forse è l’unico sprazzo di novità degno di nota; vi risparmio le vicissitudini e i cambi di lineup e vado direttamente al sodo.

L’album “Eternal damnation” è ben confezionato, ben scritto e ben suonato, e su questo non c’è dubbio. Le canzoni scorrono relativamente tranquille, su una buona tela ritmica con frequenti sprazzi di tastiere, gli assoli sono suonati abbastanza personalmente e il cantante ha un buon timbro. I punti più interessanti del disco sono sicuramente la opener “Eternal damnation“, veloce e melodica; “Spring of life“, dove i Winter’s Verge si incattiviscono tirando fuori un pezzo che mi ricorda molto il riffing di Gus G; “Get me out“, ancora un brano con un guitar-work più aggressivo dello standard del disco; infine “Can you hear me“, una ballad abbastanza atmosferica. Il resto del disco conta delle up-tempo gradevoli e un paio di mid-tempo, come “Hold my hand“, poco incisive.

I ragazzi sono capaci, basta concentrarsi sugli arrangiamenti per apprezzare la bravura dei singoli componenti: le partiture di synth e di chitarra sono pregevoli e fluide, le linee vocali danno molta sensazione di deja-vu ma son eseguite decentemente, la batteria e il basso forse lasciano troppo spazio alle chitarre, ma soprattutto la batteria è poco versatile, visto che un buon 80% del disco è ripartito sulla doppia cassa.

In definitiva, “Eternal damnation” è un buon prodotto, ma personalmente ho pensato: “Come possono credere questi ciprioti di far breccia in un mercato così pesantemente inflazionato e ormai stanco della solita minestra?”

Non c’è dubbio che i Winter’s Verge non vogliamo cambiare le sorti della musica metal mondiale, e probabilmente i fan sfegatati di queste sonorità si godranno ampiamente questo lavoro. Per quanto riguarda me, il disco finirà nel contenitore della roba che non ascolterò più; ma nonostante ciò, non posso fare a meno di dare un voto discreto, perchè, come ho ripetuto più volte in questa recensione, a parte i gusti personali, il lavoro svolto dai Winter’s Verge è ampiamente sufficiente.


Luca Palmieri

Tracklist:
01.Eternal Damnation
02.My Winter Sun
03.Get Me Out
04.Hold My Hand
05.A Secret Once Forgotten
06.Goodbye
07.Spring Of Life
08.Can You Hear Me
09.For I Have Sinned
10.To You I Sail Tonight
11.Suicide Note

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