Recensione: Eternal Defiance

 

 

I veterani Suidakra arrivano alla ragguardevole cifra di undici album in oltre quindici anni di attività, confermandosi dei buoni gregari dell’estremo internazionale. Pur non raggiungendo mai le vette artistiche e di successo di gruppi indubbiamente baciati da maggior talento, hanno sempre condotto la propria carriera in maniera onesta e dignitosa, rilasciando generalmente lavori di buon livello che hanno dato linfa alla scena.

 

“Eternal Defience” non fa eccezione. Trattasi infatti di un buon album di folk-death metal melodico come ormai da tradizione per i tedeschi, capaci di creare un ideale ponte tra la Scozia o l’Irlanda e la Svezia. Magari chi non conosce questi ragazzi potrebbe trovare iperbolica questa affermazione, ma è indubbio che Arkadius Antonik, leader e maggiore compositore, sappia creare dei brani di melodeath tipicamente svedese (per la precisione di seconda generazione, a la Arch Enemy per intenderci) fortemente influenzati dal folk britannico nella scelta delle atmosfere, melodie, arrangiamenti e strumenti tradizionali.

 

Queste due anime vanno ormai a braccetto in modo naturale, spartendosi la scena all’interno dello stesso episodio musicale o lasciando di volta in volta maggior spazio all’una o all’altra in un’armonia di fondo che pervade l’intera opera.

 

Rispetto al passato, si nota un maggiore utilizzo di suggestive orchestrazioni che irrobustiscono lo spessore e la drammaticità di brani già di per se parecchio evocativi e “Storming the Wall”, che funge la lunga introduzione, ne è l’esempio lampante. 

 

Saggia risulta la scelta di affidare più di un pezzo alla bellissima voce di Tina Stabel sia in veste solista che in duetto con lo scream Arkadius,  come nella splendida “Beneath the Red Eagle”, manifesto di un tipico brano del quartetto. Altra canzone ragguardevole è  la successiva “March of the Conquest”, non distante stilisticamente e qualitativamente dalla precedente. 

 

Stupisce  come i Suidakra riescano a ricreare un contesto folk anche quando non utilizzano  strumenti tipici, segno che queste sonorità fanno parte naturale di loro.

 

Talvolta fa capolino anche il passato più oltranzista della band (“Rage for Revenge”) oppure si imbracciano soltanto le chitarre ed i violini per intonare una ballata celtica come “Mindsong”, benedetta dal canto di Tina, o la conclusiva “Damnatio Memoriae” intonata “in pulito” da Mr. Antonik.

 

“Eternal Defiance” è quindi un lavoro godibile, magari non ai livelli di “The Arkanum” del 2000, ma indubbiamente i suoi tre quarti d’ora scorrono via piacevolmente, soprattutto nella prima metà; considerazione per l’edizione limitata che contiene una traccia in più, ovvero la riedizione della stupenda canzone popolare irlandese “Mrs. McGrath” che vi consiglio caldamente di non lasciarvi sfuggire.

 

 

 

Matteo Di Leo.