Recensione: Eternal Foe
Il logo degli Agresiva mi ha riportato, mentalmente, ai Tokyo Blade di Salisbury, attivi fra i battaglioni della Nwobhm inglese, anche si di britannico e di giapponese i nostri hanno veramente poco… Nascono infatti a Madrid, intorno al 2008, un demo nel 2010 ed Eternal Foe rappresenta il loro esordio discografico su full length, datato 2012. Le cronache riportano poi un ulteriore album, targato 2014, a seguito di un Ep precedente.
Eternal Foe torna a fare parlare di sé quasi un lustro dopo la sua uscita primigenia grazie alla ristampa operata dall’italianissima Minotauro Records, che la accompagna a un libretto di sedici pagine con tutti i testi, le foto della band e gli special thanks finali dei singoli musicisti. In coda, oltre alle nove tracce originarie, tre bonus track di cui due tratte da demo più il brano Hell Town in lingua spagnola.
Quaranta minuti abbondanti di thrash vecchia maniera di stampo californiano quelli propinati da Daniel Villaseñor (basso), Miguel Coello (chitarra), Samuel G San José (voce), Eduardo Chamón (chitarra) e Chus Maestro (batteria). Fortissime le influenze di band quali Metallica – degli inizi, ovviamente – ed Exodus ma anche Judas Priest nella loro accezione più violenta e veloce a dettare le linee guida di tutto il lavoro, che colpisce nel segno sulla spinta di una produzione potentissima in grado di fornire l’adeguata energia a tutti i pezzi, senza economia di sorta.
I picchi del disco gli Agresiva li confezionano quando picchiano di più: ecco servita quindi la priestiana Eternal Foe, poi la straclassicamente bay area The Glorious Revolution e la stessa Hell Town, ribollente e sorretta da un muro di chitarre affilatissime. A puntellare tutto il lotto la voce pulita di Samuel G San José, che prima di entrare sottopelle necessita di più e più ascolti, ma si tratta del minore dei mali, in fondo. Capitolo piuttosto a sé l’epica diffusa, a sprazzi, sprigionata da Pale Horse (Red D’Heat).
Niente rivoluzioni, quindi, da parte dei madrileni, solamente un messaggio in mezzo alle gengive griffato anni Ottanta veicolato da dodici mazzate d’altri tempi, alla faccia di tutti i rivoli evolutivi che poi ha assunto il thrash metal nei decenni successivi.
Stefano “Steven Rich” Ricetti