Recensione: Eternal Sickness

Di Andrea Bacigalupo - 9 Aprile 2024 - 8:30
Eternal Sickness
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Eternal Sickness’ è il nuovo lavoro dei nostri Italicus Carnifex, disponibile dal 19 Marzo 2024 via Ad Noctem Records. Secondo album della loro discografia, esce a quattro anni di distanza dall’esplosivo debutto ‘Incide Your Mind’.

Dalla loro formazione, i macellai di Monghidoro, Bologna, hanno dovuto affrontare un importante pit stop già prima del debutto, causato dalla fuoriuscita del bassista “Lecce” e del chitarrista “Il biondo”, ma i superstiti Massimo Tamburini (voce) e Massimo Calzolari (batteria) non si sono abbattuti ed in pochi mesi sono ripartiti, nonostante le difficoltà della crisi pandemica, inserendo in squadra prima le due asce Beniamino Maiello e Marco Testino e poi il bassista Mattia Milito.

Per cui non solo una formazione rinnovata per il 50%, ma anche rafforzata, con l’introduzione di un secondo chitarrista. Cosa invece non è cambiata è la scelta artistica degli Italicus Carnifex, che continuano a proporre un roboante Thrash/Groove Metal, figlio degli Slayer quanto dei Pantera, a questo giro, però, più evoluto e completo.

Eternal Sickness’ è quindi in linea con ‘Incide Your Mind’, con dentro un po’ di più di tutto.

 

La scrittura dei sette brani che lo compongono (racchiusi tra un’intro ed un outro che ben identificano il mondo terrificante ed ansiogeno che questo album racconta) ha sempre origine dalla rabbia istintiva e dalla sete di ribellione, ma è più ragionata ed ha una maggiore attenzione nel colpire.

Se il primo lavoro può dirsi più paragonabile ad una deflagrazione ad ampio raggio, ‘Eternal Sickness’ è invece più “chirurgico”, con i brani puntati ciascuno su un singolo bersaglio.

Il tiro è sempre alto, la furia non si placa, ma la spontaneità viene messa in secondo piano ed i suoni si fanno più sofisticati, si cerca il dettaglio e non si vuole solo stordire … in questo album, oltre alla collera, si sente anche il dolore che la origina e la follia che ne può derivare.

E così, ai colpi di maglio frantumanti in stile Araya/Anselmo and Friends vengono affiancate atmosfere torbide, insinuanti, vagamente psichedeliche ispirate dal Dark Sound dei Black Sabbath, oppure brevi narrazioni cariche di sofferenza o, ancora, attacchi in stile Hard Core che invece accentuano la prepotenza che esce dai solchi.

Tutto questo per mezzo di un lavoro di chitarra certosino e tagliente, mai banale, neanche nelle sequenze più spasmodiche, con una coinvolgente compenetrazione dei due stili, diversi e complementari allo stesso tempo.

È sempre un Thrash/Groove ruvido e bastardo, con una ritmica compatta ed una voce al vetriolo, ma con dentro qualcosa di più profondo e personale, frutto di un lavoro di una squadra che vuole emergere e che vuole dire la sua.

Album dalla scaletta varia, parte con una ‘Shape of the Herd’ veloce, diretta e spaccaossa, il brano che sancisce il ritorno di una band pericolosa, causa di possibile acufene.

Prosegue con ‘S.A.R.M.A.T.’: la voce filtrata all’inizio, fuori dagli schemi, mette un dubbio sul proseguo di quest’album, subito smentito dall’accelerazione che prima porta alla follia e poi ci conduce dentro un’oscurità allucinogena.

Pezzo fuori dalle righe è ‘Kill the Judge’, dalle tante sequenze: la voce ‘Grunge’ introduttiva, le chitarre wah wah insinuanti, il pestaggio sonoro e le voci infernali che seguono e l’assolo scuro conclusivo.

Qualche parola anche per la ruvida ‘The Jester’, cattiveria allo stato brado che richiama l’arroganza degli Anthrax e per l’esplosiva ‘Hall of the Corpses’, furiosa ed orecchiabile allo stesso tempo.

Conclusione: c’è poco da dire, ‘Eternal Sickness’ è un album riuscito, con il solo difetto, forse, di essere uscito a troppa distanza dall’esordio. Poco male, aspettiamo con vivo interesse il prossimo.

Eternal Sickness’ è stato inciso presso i Pri Studio a Bologna da Roberto Priori (Danger Zone, Arthemis, Ellefson-Soto e molti altri) che si è occupato anche di mixing e mastering.

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