Recensione: Eternal Winter
Ogni volta che becchi un disco della Black Widow, non sai mai cosa ci sarà ad aspettarti. Che band si cela dietro al tal nome o al tal altro, che proposta musicale? Difficile dirlo a priori, anche perché spesso e volentieri le proposte della label ligure sono caratterizzate da toni smaccatamente retrò e revival in mezzo ai quali ogni tanto fanno capolino proposte effettivamente uniche, quali i Segno del comando, per dirne una.
Venendo ai Northwinds, ad ogni modo, la sorpresa principale è la provenienza. Il quartetto infatti viene dall’altro lato delle Alpi ed è attivo da parecchio tempo, tanto da aver raggiunto, con questo “Eternal Winter” la quarta release ufficiale. Viene presentato come un gruppo di progressive-doom, mostro strano, genere che non esiste, etichetta utilizzata da certuni per descrivere proposte assai diverse ed effettivamente singolari.
A onor del vero, però, in questi 5 anni credo di essermi imbattuto in qualcosa che fosse davvero definibile come progressive doom una sola volta, con gli Zaum. Ed effettivamente, tornando ai Northwinds, la loro proposta difficilmente può essere definita come doom. In realtà i francesi sono molto più prossimi alle linee guida di tutti i gruppi Black widow, vale a dire che il loro sound è caratterizzato da tendenze revivaliste settantine.
In tutto questo effettivamente i transalpini propongono un hard rock-protometal fortemente influenzato dal progressive. L’effetto è piacevole, complice anche la voce di Sylvain Auvé, “Eternal Winter” (il discorso vale per la title track come per l’album nel suo complesso) riporta alla mente certi passaggi dei primi Black Sabbath, quelli lenti e misteriosi (tipo “Electric funeral”). Alla mente vengono anche i Sortilège, ma questo per il coraggio (la vedrò sempre così) di proporre una composizione in lingua madre – probabilmente una delle poche cose in cui i nostri cugini metallari d’oltralpe siano stati anche più refrattari di noi è proprio l’utilizzo del francese. Alla faccia delle leggi radiofoniche.
Sostanzialmente, “Eternal Winter”, ha tutti i pregi e i difetti delle uscite della blackwidow, vale a dire di essere un prodotto molto legato al passato e di riproporre gli stilemi degli anni 70 in maniera impeccabile e dunque scolastica. Destinato soprattutto ai nostalgici.