Recensione: Eternal Winter Domain

Di ForgottenSunrise - 5 Ottobre 2006 - 0:00
Eternal Winter Domain
Band: Nydvind
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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85

Arriva dalla Francia, paese ricco di montagne, boschi e paesaggi naturali, questo gruppo semisconosciuto che merita però un pò più di attenzione. Esce nel 2003 infatti, il debut album di questa band formata da membri che compongono anche altri gruppi (Aes Dana, Bran Barr, Heol Telwen) che usano definirsi Celtic Metal.

Nydvind, il gruppo in questione, ci propone invece un “Nordic Heaten Metal” come amano definirlo, o meglio un meraviglioso Pagan Black dalle forti tinte Neo-Folk. Lasciando perdere il discorso generi e sottogeneri, passiamo all’ analisi della loro musica.
Ci troviamo di fronte a un classico concept sulla natura, in un’ ottica pagana (cosa che si può già capire dai titoli dei brani, a dire il vero non originalissimi). Nulla di nuovo, nulla di innovativo, però eseguito in maniera magistrale. In questo genere di musica, più che di tecnicismi esasperati o brani spacca ossa, quello che conta è ricreare una certa atmosfera descrittiva, magari delle zone dalle quali provengono le band in questione (vedi gruppi norvegesi), mista a una certa cultura e a una certa attitudine.

Come si può quindi intuire, le tematiche del disco sono la neve, i boschi, le montagne, il gelo, la nebbia e la bellezza della Natura in generale, della quale ne viene lodata la maestosità, il fascino e tutti gli elementi che la caratterizzano.
Non è un caso che i Nydvind possano essersi ispirati (a mio modo di vedere), a tutte quelle band che negli ultimi anni hanno portato avanti questo movimento Pagan/Heaten/Neo-Folk/Black Metal, quali Agalloch (trovo molto simile il meraviglioso cantato in scream, sussurrato, malvagio ed oscuro), Falkenbach, Menhir, Ulver (per l’aspetto più black), o parlando di viking, i vecchi Enslaved.

All’ interno di “Eternal Winter Domain”, non troviamo assolutamente dei momenti inutili. Per tutta la durata della release si susseguono brani di medio-lunga durata caratterizzati da parti veloci in perfetto stile black, alternati a epicissimi riff melodici, stacchi acustici (molto presenti) e ritornelli con voce pulita. Possiamo quindi menzionare la bellissima Riding Majestic Crest, epica, melodica, veloce e malvagia, oppure la più tranquilla e paganeggiante title track che alterna strofe in clean vocal (classico vocione vikingo) al cattivissimo scream di Richard, con parti acustiche molto nebbiose e gelide.
Merita infine di essere citata anche Heart Of The Woods: lenta, oscura e caratterizzata da un flauto di sottofondo che ricrea alla perfezione un’atmosfera folkeggiante.

Che dire, se siete appassionati di gruppi che trattano tutti questi elementi, e se siete estimatori delle band che ho precedentemente citato, questo disco deve essere vostro (nonostante la difficile reperibilità). Delle volte è incredibile come si possano trovare simili opere d’arte provenienti da band che in pochi conoscono.

TRACKLIST:

01. A Winter Chant [01:48]
02. King of the Hills [05:52]
03. Riding Majestic Crests [07:39]
04. Thunderhymn [05:38]
05. Blood and Steel [05:40]
06. Eclipse Over the Shadowed Land [05:30]
07. Eternal Winter Domain [08:26]
08. The Call of Mother Earth [06:03]
09. Heart of the Woods [05:27]
10. Shores Afire [03:39]

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