Recensione: Eternity
Gente strana, questi Anathema. Non sono molti i gruppi che in una carriera ormai più che decennale sono riusciti a mutare gradualmente il proprio sound fino a farlo diventare un qualcosa di completamente diverso, ma senza snaturare la propria musica. Questi quattro inglesi ci sono riusciti. Gli Anathema di “Eternity” non suonano come quelli del capolavoro “The Silent Enigma”, nemmeno come quelli dell’altrettanto capolavoro “Judgement” o dell’ultimo “A Fine Day To Exit”. Questo “Eternity” rappresenta nella discografia del gruppo il momento del passaggio da un’era all’altra: a partire da qui Vincent Cavanagh abbandona definitivamente il growling per approdare ad un cantato pulito suggestivo ed estremamente espressivo. Niente più distorsioni massacranti, ma delle composizioni che nella loro semplicità riescono a rapire chi ascolta e a mantenersi a lungo nei loro lettori.
Ci accorgiamo della differenza già dall’intro. Sentient è una breve ma toccante composizione di pianoforte, chitarra e archi che, se da una parte lascia perplessi coloro che ricordano l’esplosiva opener dell’album precedente, ovvero “Restless Oblivion”, dall’altra incanta per le atmosfere sognanti ed eteree che sa creare. Atmosfere che vengono riprese nella prima vera e propria canzone, Angelica, uno dei pilastri della discografia degli Anathema: inizia in sordina, per poi esplodere in un chorus strumentale che sembra proprio non avere bisogno della voce per essere bellissimo. Si nota subito anche l’ottima prestazione vocale di Vincent, la sua grande capacità di trasportare in musica le sue sensazioni. Sia che canti in growl sia in voce pulita, questa caratteristica non gli è mai mancata. Il disco si mantiene sempre su livelli molto alti. Non cito tutte le canzoni presenti, ma meritano di essere nominate il primo atto della title track, magistrale nei suoi cambi d’atmosfera, oppure la disperata Suicide Veil, o il terzo atto della title track, con il suo stupendo riff centrale. La conclusione è affidata all’outro strumentale Ascension, in cui il chitarrista Daniel Cavanagh dà una prova di intensità magistrale con un lavoro solistico semplice ma geniale. Nella versione limitata sono presenti due riedizioni acustiche di “Far Away” ed “Eternity part III“, mentre nella versione giapponese c’è in più un brano di nome “Sleepless ’96“.
E’chiaro che ci troviamo di fronte ad un lavoro fuori dal comune. L’unico grande difetto è la produzione e la scelta dei suoni, che penalizza un pò il tutto, ma che nulla toglie in fascino ed intensità. Ennesimo capolavoro da una band che può piacere o non piacere, ma a cui va data un’opportunità almeno una volta nella vita. Sono certo che non vi pentirete dell’acquisto.
Tracklist:
1. Sentient
2. Angelica
3. The Beloved
4. Eternity part I
5. Eternity part II
6. Hope
7. Suicide Veil
8. Radiance
9. Far Away
10. Eternity part III
11. Cries On The Wind
12. Ascension
13. Far Away (acoustic)
14. Eternity part III (acoustic)
15. Sleepless ’96