Recensione: Etrom
Carnal Gore: un monicker che non può che esprimere brutal death, e che viene portato con orgoglio da una band che, negli anni, è andata estremizzando progressivamente il proprio sound fino a farlo diventare Etrom, il primo full-lenght dopo 6 anni di carriera.
La titletrack di apertura non lascia spazio a dubbi: divorando fino all’osso, quello che rimane è puro sound floridiano vecchio stile incrociato col thrash, in un temibile Uruk-hai di sanguinolenta velocità. Non a caso Etrom è la prima della lista: chirurgica e godibile con i suoi fulminei stop & go, richiama anche certe sonorità di Meshuggah e Gojira e fa apprezzare la pulizia di un disco che è sì autoprodotto, ma assolutamente ben prodotto.
La band di Catanzaro non teme rivali e mette in questo disco tutta la sua tecnica e tutte le influenze che è riuscita a recepire dal meglio del genere. Le atmosfere sulfuree di Fall of Berith, gli echi da colonna sonora di Vile World attestano i numerosi tentativi dei Carnal Gore di rendere particolare un sound che rimane comunque, in maniera granitica, incastonato nei canoni che richiede la categoria. Qui Obituary e Cannibal Corpse sbucano da ogni angolo: tra i riff articolati e taglienti del bravo Stefano Loiacono ed il blast beat incessante di Salvatore Leuzzi.
La sincopata Into the Shrines of Gith è tra i brani più riusciti del lotto, e fotografa perfettamente lo spirito di questa band: quello di divertirsi, cercando di suonare il meno banali possibile, e soprattutto facendo vittime nel pit. Aperture thrash oriented o anche groove “alternativi” come quelli presenti in The Ghouls of Malazar sembrano fatti apposta per far massacrare le prime file di qualsiasi live show.
Vogliamo trovare un piccolo neo? Lo screming di Roberto Conforto non regge il confronto, in efficacia, col suo possente growling, in particolare quando si accosta troppo a certi acuti blackeggianti di “filthiana” memoria. A parte questo aspetto, migliorabile col tempo, la prova del frontman è comunque molto positiva e risuona come uno dei simboli distintivi del gruppo.
Con un artwork volutamente provocatorio e dai toni apocalittici, Etrom tiene fede in tutto e per tutto alla sua inversa pronuncia: è un disco godibile per tutti gli amanti del genere, che non fa che promettere progressi da una giovane band che sta sgomitando con pieno merito dal sud del nostro Stivale. Raccogliendo praticamente tutti i brani delle precedenti due demo, offre uno spaccato esaustivo di cosa sono i Carnal Gore e di dove vogliono arrivare. Il mio auspicio? Il più lontano possibile!
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Etrom 05:47
02. Serve or be Served 03:57
03. Fall of Berith 05:17
04. Vile World 05:11
05. Into the Shrines of Gith 03:49
06. The Ghouls of Malazar 04:44
07. Succubus Dreams 06:09
08. Imprisoned Soul 06:09
Durata totale 41:02
Line-up
Roberto Conforto ‘Rob’ – voce
Stefano Loiacono ‘Steven’ – chitarre
Vincenzo Loiacono ‘Kirk’ – basso
Salvatore Leuzzi ‘Sam’ – batteria
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