Recensione: Eve
Il doom metal, si sa, è un genere che più di nicchia non si può, e che novità
altamente interessanti che vadano oltre i suoi classici
cliché, non ne ha mai avute. Gruppi come gli Ufomammut, invece, stanno proprio a
rappresentare quella eccezione che conferma la regola, una mosca più grigia che
bianca, la quale, pur mantenendosi su basi fortemente devote al genere
principale, è sempre riuscita a seguire una propria direzione musicale da
considerarsi come un “caso” più unico che raro. Chi li conosce bene, sa
benissimo a cosa ci riferiamo: partiture nettamente stoner/sludge che si fondono
perfettamente ad una psichedelia di pinkfloydiana memoria, il tutto a tramutare
l’ascolto in un trip da abuso di sostanze stupefacenti.
Ed ecco qui Eve, figlio quasi illegittimo del precedente
Idolum (pubblicato due anni or sono), dal quale riprende in parte quelle
che ne erano le caratteristiche principali, rendendole però molto più dilatate,
a tratti anche complesse e, inevitabilmente, difficili da digerire in un sol
boccone. Caratteristiche che, è giusto precisarlo, sono ormai un marchio di
fabbrica del combo piemontese, e che hanno forse raggiunto la perfezione
assoluta, nonché la piena maturità, con il già citato Idolum,
riuscendo anche a scrollarsi di dosso qualche paragone di troppo con gli
Electric Wizard più malati, ai quali gli Ufomammut, c’è da
ammetterlo, devono tantissimo.
Resta comunque quella dei Pink Floyd l’influenza principale da dove il
combo piemontese attinge a piene mani, soprattutto in questo lavoro, come già si
capisce dal primo movimento dell’unica lunga suite (della durata di
quarantacinque minuti) divisa in cinque parti. Prima parte che comincia un po’
in sordina, con le chitarre distorte al minimo e parti vocali quasi del tutto
assenti, il tutto a lasciare ampio spazio ad atmosfere strazianti e surreali che
cederanno poi il passo ad un finale più “elettrico”, che potrà anche sembrare
caotico alle orecchie di chi non ha poi così tanta confidenza con il genere. E
si procede così anche con i movimenti successivi, in un crescendo di distorsioni
sempre più pesanti, che in alcuni tratti sovrastano anche tutti gli altri
strumenti, dove voce e melodia assumono un ruolo secondario, lasciando ai riff
monolitici al limite della claustrofobia più estrema e agli immancabili inserti
di synth e campionature l’onore di guidare la lenta e dolorosa marcia
nell’oscurità più inquietante ricreata dalla musica degli Ufomammut.
Momenti più pesanti e dirompenti, dove l’ascoltatore si trova più di una volta
sul punto si soffocare, che si alternano con continuità a parti più riflessive,
atmosferiche e comunque sempre malate e surreali, atte soprattutto a spezzare
quella carica di tensione ricreata dalla pesantezza delle distorsioni.
Forse non il lavoro migliore, ma sicuramente fra i più maturi e, soprattutto,
uno dei più pesanti e difficili da metabolizzare con pochi ascolti, Eve
piazza sicuramente le basi per il futuro degli Ufomammut, i quali, pur
restando comunque ancorati al proprio passato, continuano ad avere un occhio di
riguardo per un’evoluzione sonora che, viste le premesse, siamo sicuri che non
smetterà di stupire anche con le prossime release. Ennesimo colpo messo a segno,
dunque, da una band che, purtroppo, meriterebbe un tantino di attenzione in più,
soprattutto nel panorama musicale nostrano.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Eve Pt. I
02 Eve Pt. II
03 Eve Pt. III
04 Eve Pt. IV
05 Eve Pt. V