Recensione: Eve Of The Last Day
La Tripla Città corrisponde a un’area compresa nel triangolo formato dalle città di Gdańsk (Danzica), Sopot e Gdynia. Un territorio musicalmente assai vivo, soprattutto se si tratta di metal estremo e di death, nello specifico. Un genere, questo, storicamente ben presente nel DNA dei ragazzi polacchi e, quindi, anche in quello degli Ogotay.
Band giovane, nata a inizio 2011 da un’idea dei chitarristi Artur “Gufi” Piotrowski (Mess Age) e Andrzej “Pieczar” Peszel (Fulcrum), con l’arrivo del bassista/cantante Marcin “SVierszcz” Świerczynski (Yattering, Sainc) prima e del batterista Szymon “Simon” Andryszczak (Pandemonium) poi, giunge anche il debut-album, “Eve Of The Last Day”.
La tradizione del ‘polish death metal’, semmai ci fossero stati dei dubbi in proposito, è rispettata. Obbedendo alla regola che il 90% delle produzioni in materia uscenti ogni anno dai confini della nazione baltica siano di alto livello qualitativo – perlomeno come tecnica strumentale e abilità d’esecuzione – , e sebbene l’anno di formazione sia il 2011 e “Eve Of The Last Day” il primo tentativo su carta, gli Ogotay si muovono da consumati professionisti. Una sicurezza dei propri mezzi sorprendente e una capacità (innata?) di suonare death che, davvero, trova pochi riscontri in altre parti del Mondo. E, come spesso accade, il death elaborato ha un forte e deciso flavour classico, povero cioè di contaminazioni ed elaborazioni particolari. Posto che, per scongiurare il pericolo di essere anacronistici, non si possa evitare di aggiornare un sound nato a cavallo degli anni ‘80/’90, le caratteristiche di base alla fin fine sono sempre quelle: growling stentoreo, a pieni polmoni, mai ‘lavandinico’; guitarwork possente, massiccio, basato sulle regole del thrash; basso rombante che fa il basso e non la terza chitarra; drumming dai BPM medio/alti, a volte ma non sempre sconfinante nei blast-beats. Il tutto condito da qualche elemento a vivacizzare una ricetta altrimenti rischiosamente trita e ritrita.
Elementi che, bisogna evidenziare, i Nostri non si sforzano poi troppo di inserire nel loro sound: alcuni segmenti ambient (“War Machinery”) e un po’ di raggelanti effetti sonori vari sparsi qua e là (“End Of The Road”). Non è nulla di trascendentale, ma è pur tuttavia sufficiente per firmare lo stile della band e per dare un tocco di personalità tendente al noir, come ottimamente reso, stavolta si può scrivere, da una folle e angosciante copertina. Probabilmente il tassello più riuscito per aprire, in chi ascolta, le sezioni più tetre e oscure della mente. E, anche, un punto di riferimento astratto per non perdere la bussola, a ciò invitata da una struttura musicale non particolarmente fluida e continua, ma anzi in alcune occasioni troppo frammentaria e dispersiva. Prova ne è che passando e ripassando con pazienza “Eve Of The Last Day”, si riesce (forse) a venirne a capo con molta difficoltà. Saranno le linee vocali di SVierszcz, monotone, o la struttura delle canzoni, poco compatta, oppure il riffing, apparentemente scoordinato, sta di fatto che il CD non decolla e quindi, come accade in questi casi, alla lunga compare, sinuosa e strisciante come un serpente, la noia.
Per quanto riguarda i singoli brani si può citare, come esempio di consistenza del songwriting e di buona riconoscibilità, il death’n’roll di “Earth”. Una song semplice ma lineare e pulita che, proprio per questo, si può considerare la migliore del lotto. Non male anche il tono dark che si respira nella terremotante “Naked Lunch” e nella successiva “Hate To Religon”, così come si può apprezzare la drammaticità del ritornello in clean (finalmente…) di “Bloodthirsty Madness”. Del resto, non rimane granché da mandare a memoria.
“Eve Of The Last Day” è sicuramente un lavoro potenzialmente adatto agli appassionati in genere e, specificamente, ai cultori del death metal polacco. Che, in qualunque modo si vada a finire, qualcosa di diverso dal solito lo regala comunque. Nel caso degli Ogotay, invero, questo qualcosa non basta a fare oltrepassare al disco niente di più che un’abbondante sufficienza, in ogni caso onorevole e foriera di miglioramenti per gli eventuali lavori a venire.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. A Holy Nothingness… 3:56
2. Naked Lunch 4:32
3. Hate To Religon 3:35
4. End Of The Road 4:50
5. I Am Killing 3:58
6. System Disease 4:27
7. Frantic Laugh 3:23
8. Earth 3:17
9. Bloodthirsty Madness 4:28
10. War Machinery 4:56
Durata 41 min.
Formazione:
Marcin “SVierszcz” Świerczynski – Basso/Voce
Artur “Gufi” Piotrowski – Chitarra
Andrzej “Pieczar” Peszel – Chitarra
Szymon “Simon” Andryszczak – Batteria