Recensione: Even the Dawn No Longer Brings Hope

Di Manuele Marconi - 19 Febbraio 2021 - 0:37
Even the Dawn No Longer Brings Hope
75

Gli Atra Vetosus vengono dall’Australia, che nonostante sia notoriamente terra di spiagge e deserti, ha dato vita ad un gruppo dedito ad un freddo e umido black metal, che in un lasso di tempo relativamente breve ha sfornato un buon quantitativo di materiale (due full lenght, due live e due EP), rimanendo su ottimi standard qualitativi. “Even the Dawn No Longer Brings Hope” è il titolo dell’ultimo prodotto della band, un EP che apre questo 2021 e succede all’ultimo full lenght del gruppo, targato 2018.

Azure; Frozen” inizia l’ascoltatore al lavoro dei nostri, tramite un’introduzione composta da un pianoforte che accompagna il semplice scrosciare della pioggia battente, veramente evocativo. L’ottimo l’ingresso di chitarra e batteria è il preludio ad un pezzo molto vario: fra chitarre ispiratissime, blast beat e cambi di tempo trovano spazio anche clean vocals, presenti in giusta misura e ben dosate. Il connubio musicale è fantastico: i suoni sono cupi e avvolgenti, ma contemporaneamente trascinanti. Il brano si chiude con il piano, esattamente come è iniziato, chiudendo un ipotetico capitolo dell’EP.

Hallowed Sky” si presenta come brano più pesante e grave rispetto al precedente, essendo meno veloce qui il cantato in pulito prende più spazio, senza mai però essere eccessivo. Particolarmente rimarchevole il bridge a metà brano: un arpeggio sostenuto dal basso, a cui pian piano si aggiunge la batteria, che dà dinamismo alla sezione. Questa intensifica il suono andando avanti e accompagna l’ascoltatore verso l’ingresso delle chitarre, che avviene in maniera graduale e lineare, e instrada il brano verso la conclusione in modo assolutamente armonico e coerente.

L’EP si conclude con “Silver Starfall”, che ha più il sapore di outro piuttosto che di brano vero e proprio; epilogo che riprende la pioggia di apertura del lavoro e gli dona una chiusura anche concettuale.

Il prodotto finale è di qualità: la produzione è buona nel complesso, seppur risulti leggermente impastata nei momenti un po’ più concitati, ma comunque nulla per cui strapparsi i capelli. Gli Atra Vetosus hanno confermato ancora di essere un ottimo gruppo, in grado di comporre opere più o meno corpose, ma sempre con cura e mestiere.

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