Recensione: Everest
Nuova uscita in casa Shakra e devo ammettere di non aver mai riposto grandi speranze in questo neonato degli svizzeri: da ‘Rising’ in poi i ragazzi di Berna mi hanno sempre suscitato alcune perplessità musicali, dettate da un sound e un’attitudine che ho visto scemare in favore di un prodotto più appetibile per il grande pubblico. Eppure, ammetto di aver trovato questo ‘Everest’ un lavoro oggettivamente positivo e facilmente oltre la mera sufficienza. Un discreto hard rock, ispirato come sempre ai cugini maggiori Gotthard e a uno spettro musicale che si spinge da ambienti più heavy metal fino a un Bon Jovi di vecchia data o a estratti dell’epoca contemporanea.
Ci sono diversi brani grintosi, piuttosto veloci, che sfoggiano un discreto gusto per la melodia e arrangiamenti che ci lasciano intendere senza problemi che abbiamo a che fare con musicisti, non con bambocci degni di salottini televisivi della peggior specie. Ecco però che proprio quando certi riff o le ballad mi farebbero pensare a una creatura hard rock, se non purosangue comunque ben piazzata in una linea di successione dei vecchi vati, brani come ‘Chains of Temptation’ rispediscono indietro gli entusiasmi con soluzioni che non fanno parte del patrimonio dell’hard rock “di origine controllata”. Mi riferisco alle chitarre troppo sintetiche, a una produzione che trovo un po’ troppo legata alle soluzioni moderne e quei versi costruiti sugli arpeggi metallici che tanto vanno di moda oggi. Questo costruisce quei dubbi di cui sopra, che potrei definire come “indecisioni d’identità”; le stesse che non mi avevano fatto apprezzare troppo il precedente ‘Infected’ e che rimangono ancora, sempre a sindacabile parere di chi scrive, il maggior difetto degli Shakra.
C’è quasi dispiacere nel vedere una band valida come questa fermarsi proprio quando arriva il momento di spingere ancora di più sull’acceleratore, quando arriva il momento di staccarsi da terra e fare il salto. Esempio di tutto questo è il frontman della band, Mark Fox, che ritengo un ottimo interprete ma che vorrei vedere galoppare su terreni diversi, libero di esprimere un’ugola che a parere mio potrebbe nascondere alcune piacevoli sorprese.
Per carità, non voglio assolutamente dipingere in toni negativi tutto ciò che si scosta dal classico più canonico, dagli assiomi dei 70′-80′, ma se gli Shakra vogliono raggiungere livelli più alti credo debbano cominciare a confrontarsi con esigenze e ostacoli di un certo tipo. Lo scorso 2008 ci ha dato due grandi esempi di come sia possibile “aggiornarsi senza perdersi” (o per i più inransigenti, “aggiornarsi senza vendersi”): i due nuovi album di Whitesnake e Motley Crue. Entrambi hanno sottoposto il loro suono a un’operazione di restaurazione piuttosto profonda e pericolosa, ma ciò che è uscito dal lifting è stato qualcosa in cui riconoscere gli echi e le eredità di ‘1987′ e ‘Dr. Feelgood’. Gli Shakra continuano a rimanere in un limbo da cui il sottoscritto vorrebbe vederli uscire a suon di chitarre ruggenti e un Mark Fox in sesta a guidare la ciurma.
Nonostante tutto ciò ‘Everest’ è però un passo avanti rispetto a ‘Infected’. Trovo questo nuovo nato un disco sicuramente ben suonato e – fuori dalle personali precedenti considerazioni – anche ben concepito. Si tratta di un album sicuramente sempre orientato al presente, con brani che possono giocarsi buone carte per un passaggio radiofonico ed altri invece che rimarranno destinati alle scalette dei tour; ma di fondo più sincero di quanto avessi trovato il precedente capitolo. Decisamente un buon acquisto per chi è pronto ad accettare il compromesso stilistico di cui sopra. Per i più nostalgici un boccone che potrebbe lasciare un retrogusto amaro.
Tracklist:
01. Ashes To Ashes
02. Love & Pain
03. Let Me Lie My Life To You
04. The Illusion Of Reality
05. Why
06. The Journey
07. Regressive Evolution
08. Anybody Out There
09. Right Between The Eyes
10. Dirty Money
11. Insanity
12. Hopeless
Discutine nel forum apposito.