Recensione: Evergrace
Proclamati a destra e a manca quali nuovi campioni della scena svedese, gli Evergrace incarnano in realtà i forti segnali di sofferenza che il panorama metallico vive ormai da anni, saturo com’è di gruppi senza un briciolo d’inventiva che vengano gettati nella mischia alla prima occasione. Attivo dal 2001, il sestetto (dal look piuttosto ambiguo) è dedito a un heavy metal melodico dal taglio decisamente moderno, con accenni qua e là a certo materiale di Tad Morose, Nocturnal Rites e Morgana Lefay; sfortunatamente la generale mediocrità dei contenuti pregiudica quella che, altrimenti, si sarebbe rivelata una scelta interessante perché orientata verso un filone non troppo inflazionato.
L’ago della bilancia pende fortemente dalla parte di un songwriting avaro di spunti brillanti, in cui la centralità delle melodie chitarristiche coabita con l’incedere freddo e regolare della sezione ritmica. La tracklist si presta a una discreta varietà di soluzioni, ma il minestrone di stili che ne risulta è preda di frequenti déjà-vu: si passa così dal riffing abusato di Enough Is Enough all’appeal ruffiano di Plastic Ideals o World of Nothingness, brani destinati a una sicura heavy rotation sulle emittenti nazionali. La sensazione è che la band offra i frutti migliori proprio dove più si affranca dai sogni di classifica, come ascoltato su I Am You (brano commerciabilissimo, certo, ma arricchito dal ritornello più riuscito) o nelle moderate accelerazioni di The Escape e Ulterior World; nulla – sia chiaro – da far gridare al miracolo. Non basta una produzione eccellente (e leccata) a garantire una sufficienza, né una discreta preparazione tecnica: dietro all’imponente muro di suono allestito e alla celebrata voce di Johan Falk (bravo, senza esagerare) si celano composizioni fragili e dalla qualità altalenante, e non sarà certo la consueta promozione dai toni trionfalistici a influenzare le sorti del giudizio.
L’attenuante del debutto potrà scongiurare valutazioni più pesanti da digerire, ma non risparmia l’insufficienza a un album con molti punti interrogativi. Urge inquadrare nuovi pezzi in una dimensione più definita e personale, senza il bisogno di affidarsi a un copia-e-incolla sapientemente camuffato con ogni mezzo lecito; il gruppo vanta elementi interessanti – a partire dalla voce del già citato Falk – ma forse non è ancora in grado di valorizzarli a pieno. Il futuro riserverà probabilmente un seguito più ispirato e consapevole: allo stato attuale non si va oltre un’inevitabile bocciatura.
Federico ‘Immanitas’ Mahmoud
Tracklist:
01 The Escape
02 Life Has Just Begun…
03 Enough Is Enough
04 Alive
05 Plastic Ideals
06 I Am You
07 Ulterior World
08 World of Nothingness
09 I Am Sorry for You – Part I
10 I Am Sorry for You – Part II