Recensione: Everyday Demons
”Everyday Demons”, secondo acuto discografico dei nord irlandesi The Answer, può essere descritto in un solo modo.
Un vecchio e polveroso album di quattro decadi fa, ripulito dai segni dell’usura, rimasterizzato e reso al meglio tramite l’utilizzo delle migliori tecnologie oggi a disposizione poi, opportunamente piazzato a far bella mostra di se per la gioia e l’orgoglio dei tanti nostalgici.
L’ultimo prodotto in ordine di tempo, riferibile a quel costante revival di sonorità – antiche, ma perennemente ammantate d’innato fascino – che si radicano nel cuore degli anni settanta, territorio di conquista già prescelto da numerosi altri fenomeni di fama recente, Darkness e Wolfmother su tutti.
Detto fatto. Come già messo nero su bianco con il premiatissimo (in terra d’albione) debut “Rise”, la mistura, viva, calorosa ed un po’ ruffiana fatta di Led Zeppelin, Black Crowes, Cream e Thin Lizzy è, infatti, ancora anima e corpo della proposta di Cormac Neeson e compagni, gruppo sicuramente credibile nel proprio istinto da rocker d’altri tempi, quanto fortunato nel cavalcare in modo tanto brillante stilemi, come per incanto, tornati tra i prediletti dei fruitori di musica.
Ad un’analisi fredda e poco coinvolta, nell’ascoltare “Everyday Demons” non emerge di certo nulla per cui sorprendersi o gridare al miracolo. Alcun cenno di novità, o il minimo aspetto in contro tendenza, aiuta a far apparire i The Answer come una band dal profilo ricercato o fuori dal comune.
Tuttavia, i loro brani piacciono senza troppe riserve e colpiscono nell’immediato, garantendo sensazioni appaganti d’energia e vigore, naturalmente connesse ad un’anima in fondo semplice e ruspante.
Magia del rock. Un incantesimo che sa perpetuarsi all’infinito, proponendosi senza soluzione di continuità in versioni talvolta dissimili ma sempre accomunate da un unico denominatore.
La freschezza che – cosa paradossale per coordinate stilistiche ormai più che consolidate e familiari – risalta e coinvolge, accarezza e colpisce come la prima volta.
Una caratteristica in fondo, tipica e rinomata dell’hard rock sincero e senza artifici. O come lo definirebbe qualcuno, “true to the bone”.
Pompati dalla stampa specializzata d’oltre manica ed ormai divenuti rock star a tutti gli effetti (non per nulla, attuale apertura ai concerti degli AC/DC), i The Answer appaiono in ogni caso come un gruppo genuino. Che non inventa nulla e non sarà forse il futuro della nostra amata musica, ma che, fedele a quanto codificato anni addietro, costruisce le proprie canzoni in base ai sacri dettami del feeling e della passione, consegnandoci un secondo album di tutto rispetto.
Inferiore probabilmente al precedente capitolo, ma animato da canzoni al solito godibili e di buon impatto, ricche di quello spirito un po’ vintage che non manca mai di produrre qualcosa di rilevante.
Un paio di esempi?
“Dead Of The Night” e “Walkin’ Mat” valgano per tutte. Voce splendida e chitarre a sottolineare un tiro settantiano che sa di Led Zeppelin in maniera inequivocabile.
E che, proprio per tale ragione, non può non risultar gradito.
C’è del buono in quanto proposto da questi quattro artisti nord irlandesi.
Le sponsorizzazioni giornalistiche alla lunga non contano più di tanto e sono un effimero tributo pronto prima o poi a svanire. La qualità invece rimane.
E i The Answer a quanto pare, ne possiedono in dosi più che ragionevoli.
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Tracklist:
01. Demon Eyes
02. Too Far Gone
03. On And On
04. Cry Out
05. Why’d You Change Your Mind
06. Pride
07. Walkin’ Mat
08. Tonight
09. Dead Of The Night
10. Comfort Zone
11. Evil Man
Line Up:
Cormac Neeson – Voce
Paul Mahon – Chitarre
Micky Waters – Basso
James Heatley – Batteria
