Recensione: Everything Rots

Tralasciando la pletora di singoli ed EP che caratterizzano la carriera dei Cabal, passando agli album essi ne contano quattro, l’ultimo dei quali è l’oggetto della presente disamina: “Everything Rots“.
Il genere? Deathcore. Tuttavia mischiato per bene con la musica elettronica. Del resto nel loro Paese natìo, la Danimarca, si tratta di un genere che da sempre ha avuto grande successo, soprattutto fra i giovani masticatori di discoteche trance (“Snake Tongues“). La ricetta funziona bene, poiché anche il deathcore è un qualcosa che le Nazioni mitteleuropee hanno nel DNA, per cui viene quasi da affermare che il tutto si svolge con una naturalezza sorprendente.
Certamente chi ama Manowar, Saxon e Judas Priest non troverà grande soddisfazione, nell’ascolto del disco. Anzi, se ne terrà a debita distanza. Anche perché, ad aumentare la distanza con loro, nello stile dei Nostri c’è anche un leggero ma percepibile sentore di nu metal, del tipo di quello proposto a inizio carriera dagli Slipknot (“End Times“), giusto per tirare fuori dal cilindro un esempio.
Con che, il risultato finale è degno di menzione, poiché i Cabal sono riusciti a mettere assieme i pezzi del puzzle senza perderne uno, completando pertanto il disegno di uno stile ben riconoscibile, piuttosto personale e, soprattutto adulto, maturo. Del resto i suddetti sono nati dieci anni fa, per cui hanno avuto tutto il tempo di affinare le armi. Sia dal punto di vista artistico, come si è appena visto, sia dal punto di vista tecnico. Sì, dato che il sound dell’LP è praticamente perfetto, tale da uscire letteralmente dagli speaker. Del resto, volenti o nolenti, la Nuclear Blast Records è una delle migliori se non la migliore realtà discografica nell’ambito del metal e più specificamente del metal estremo, garanzia quindi di qualità.
Il quintetto di København pesta davvero duro. L’approccio alla questione musicale è aggressivo, a volte brutale, in generale violentissimo, musicalmente parlando (“Beneath Blackenede Skies“). Inserimenti ambient o meno, rapper o meno (“Sort Sommer“), campionamenti o meno, da “Become Nothing” a “Sort Sommer“, appunto, non si placa mai la furia degli elementi. Tant’è che definire terremotante ciò che si sviluppa attraverso i vari interpreti è quasi riduttivo (sic!).
Terrificanti stop’n’go saettano nell’atmosfera lasciandosi dietro nuvole di azoto, per poi piombare come macigni sulla superficie terrestre, sconquassando tutto ciò che trovano per strada. Una potenza davvero esorbitante che, forse, è l’elemento caratterizzante principale che dà vita al full-length. Le due chitarre difatti, innalzano uno spaventoso muro di suono. Gli accordi ribassati, distorti e quindi stoppati con la nota tecnica del palm-muting spaccano le ossa, trapassano il corpo come radiazioni ad alta energia.
Le linee vocali, definite principalmente da harsh vocals e inhale, sono irreprensibilmente lette da Andreas Paarup, cantante assolutamente talentuoso, che non sbaglia nulla nel vomitare decine di parole e frasi, imbevendole nel sangue che sgorga dalla propria ugola scorticata. Anche in questo caso l’irruenza è totale. Così come lo è quella del tentacolare drummer Nikolaj Kaae Kirk, sorta di metronomo in grado di muoversi con pari efficacia dagli slow-tempo sino all’allucinazione dei blast-beats.
Va da sé che grazie alla preparazione dei singoli componenti della band ne beneficia la composizione, potendo difatti contare su un gruppo dall’inequivocabile ingegnosità. Se alla base del tutto ci sono delle valide idee accompagnate dalla capacità di metterle su rigo musicale, difficile che si sbaglino le canzoni. E così è. Esse scorrono via rapide e lineari, quasi a formare un insieme compatto, coeso. Roba per stomaci forti, è bene ribadirlo, poiché non c’è neppure un po’ di melodia, a stemperare la follia scardinatrice.
“Everything Rots” non è forse un’opera particolarmente innovativa, tuttavia presenta il pregio di mostrare il deathcore nella sua forma più moderna, più avanzata, più attuale. Merito dei Cabal, assolutamente degni di essere menzionati fra i migliori interpreti nelle tipologie *-core.
Daniele “dani66” D’Adamo