Recensione: Ex Tenebris ad Lucem
Gli emiliano-romagnoli Graves of Nosgoth giungono con questo “Ex Tenebris ad Lux” all’esordio discografico per la New Idols. Titolo che non potrebbe essere più poetico e simbolico per rappresentare l’uscita dalle tenebre del circuito underground alle luci della ribalta.
Lasciando da parte l’interrogativo se il nome del gruppo sia stato più ispirato da un videogioco di successo (la saga di Legacy of Kain) o da una razza di felini (i gatti norvegesi delle foreste si chiamano, appunto, nosgoth), concentriamoci piuttosto sul disco vero e proprio.
L’opener “Furious Dance” è d’impatto e riesce subito a interessare l’ascoltatore. Si tratta un brano di death’n roll di facile presa, ma non privo di elementi di qualità. Chiunque, a questo punto, probabilmente si aspetterebbe un album sviluppato su queste linee guida, invece i Graves of Nosgoth riescono a sorprenderci con disco estremamente variegato e multiforme.
Già dalla seconda traccia, infatti, cambiamo registro e in “Herodes” percepiamo più di qualche rimando thrash, per quanto sempre mutuato su una solida base death. Solo nella successiva “Shameless Mastery”, però, possiamo ascoltare la matrice death esprimersi appieno nutrendosi di una doppia cassa martellante, riff al vetriolo e growl lacerante. Elementi comuni solo con un’altra canzone in scaletta, cioè la sesta “Scarred Night”.
Con “The Fallen Hope” la musica cambia ancora e in maniera netta e improvvisa. Si tratta, infatti, di una canzone semi acustica in cui la fa da padrone la voce pulita (anche se non sembra trovarsi a proprio agio come con il growl) e i cui rimandi son chiaramente al di fuori del contesto metal. Influenze che non si esauriscono qui, ma si ripresentano sia nella versione completamente acustica di “The Fallen Hope” (posta in chiusura del disco), che, in maniera leggermente diversa, in “Eternal Sunrise” dove si sprecano gli echi rock anni ’70.
I Graves of Nosgoth dimostrano, quindi, una notevole pletora di influenze e una più che discreta capacità di passare agilmente da un genere all’altro. Ciò che è più che apprezzabile sotto il profilo tecnico compositivo, però, rischia di far storcere il naso ai fan del death più intransigente, che, complice la copertina, potrebbero storcere il naso di fronte a una proposta diversa e ben più variegata di quella che si aspettavano.
Per quanto riguarda la produzione, infine, purtroppo si tratta di un punto dolente. L’album, infatti, non è stato veramente prodotto dalla New Idols, ma solo commercializzato dopo avervi apposto il marchio. Registrazioni e mixaggio sono il frutto dell’autoproduzione degli stessi Graves of Nosgoth e, nonostante l’impegno profuso, purtroppo si sente. Alcuni volumi un po’ sballati, alcuni strumenti a tratti eccessivamente bassi e, in particolare, un basso decisamente invadente, sono tanti piccoli difetti che avrebbero potuto far parlare con altri toni di questo disco. Siamo però sicuri che, con il dovuto supporto da parte della casa discografica, questi errori siano destinati a sparire.
Per concludere, quindi, “Ex Tenebris ad Lucem” è un disco che, a seconda del punto di vista, potrebbe essere etichettato come coraggioso oppure discontinuo. Se da una parte, infatti, i continui cambi di tempo e di stile ci mostrano un gruppo in grado di essere a proprio agio in una moltitudine di generi, dall’altra questo amalgama così variopinto potrebbe tenere a distanza il pubblico più intransigente. Da parte nostra non possiamo che apprezzare, anche se non in maniera continuativa, il lavoro svolto dai Graves of Nosgoth augurandoci che, unitamente a un miglioramento della produzione, riescano a trovare una propria strada, fatta di originalità e personalità, a partire da ciò che abbiamo potuto udire in questa loro prima opera.
Tracklist:
01 Furious Dance
02 Herodes
03 Shameless Mastery
04 The Fallen Hope
05 The Damned Alchemy
06 Scarred Night
07 Eternal Sunrise
08 Dark Age in the Abyss
09 The Fallen Hope (Acoustic Version)
Alex “Engash-Krul” Calvi