Recensione: Execution Guaranteed
La storia dei Rage, e del suo frontman e leader indiscusso, Peter “Peavey Wagner”, ha inizio nel 1984, quando la band portava ancora il nome di “Avenger”, monicker che la formazione tedesca porterà, però, solo per due anni, convertendolo in quello più famoso al pubblico e con cui riscuoterà maggiori consensi: Rage.
Da subito i Rage ( o Avenger, che dir si voglia ) occuparono una nicchia del mondo del Metal che in quel periodo in particolare, era in forte espansione, e che aveva visto, proprio nella seconda metà degli anni 80, l’esplosione di alcune band di madrepatria tedesca ( una fra tutte, gli Helloween ) che imposero un nuovo modo di comporre Heavy Metal, che successivamente verrà identificato col nome di Power.
Proponendo un sound innovativo e molto particolareggiato, i Rage iniziarono a farsi conoscere agli appassionati del Vecchio Continente, fin dalle prime apparizioni live, e grazie anche al primo disco, “Reign of Fear” rilasciato nel 1986 e che avrebbe fatto da preludio a quello di cui ci accingiamo a parlare ora.
“Execution Guaranteed” nasce nel 1987, come seconda release ufficiale di una band che conterà, a tutt’oggi, ben 24 lavori eseguiti in 17 anni di onorata carriera. Questo disco quindi, andrà a collocarsi nel periodo di lancio della storia dei Rage, che riscuoteranno ciò che avrebbero meritato già col successivo lavoro, “Perfect Man”.
Ma veniamo a noi. Avendo io iniziato ad ascoltare lavori di Peavey & Co a partire dai dischi rilasciati negli anni 90, rimasi un po’ interdetto, la prima volta che ebbi occasione di ascoltare questo Execution Guaranteed, in quanto profondamente diverso dagli standard cui ero stato abituato da questa band. In particolare alcuni tipi di sonorità che la band si porterà dietro anche nei due dischi successivi, per abbandonarle poi definitivamente nel corso degli anni 90. Mi riferisco ovviamente ad uno stile rockeggiante che ricorda, seppur molto vagamente, bands hard rock di almeno una decina d’anni prima, e che dimostra ampiamente come i Rage siano rimasti legati, almeno nel periodo d’esordio, ad alcune ritmiche preponderanti nelle band che avevano calcato la scena durante l’infanzia di Peavey.
Il disco si apre con un pezzo eseguito in mid tempo, “Down By Law”, che ricalca in pieno lo stile Rage del primo periodo e che in pompa magna ci introduce alla title track, pezzo numero due del platter, che rappresenta forse il pezzo realmente meglio strutturato del secondo lavoro dei nostri, con un refrain veramente inconsueto infatti, la canzone parte nei primi due minuti d’ascolto in sordina, per esplodere poi in tutta la sua efficacia nel riff che compone la parte finale del pezzo, vera e propria gemma di questo disco.
Non mi nascondo, da grande appassionato di questa band, mi duole ammettere che la parte centrale di questo disco rivela alcune debolezze, sebbene ampiamente giustificabili, data ancora l’inesperienza dei musicisti, che il gruppo però si appresterà a correggere fin da subito. Tuttavia, questo non lo si riscontra con “Before The Storm”, vera e propria cavalcata eseguita in doppia cassa, pezzo molto potente e vera e valvola di sfogo di questo disco. A mano a mano che si percorre il pezzo nota per nota, battuta per battuta, ci si rende perfettamente conto di come già all’ epoca la band avesse le idee chiare riguardo al suo futuro, e quale sarebbe stata la musica che avrebbe avuto intenzione di proporre al suo pubblico. Dicevamo: la parte centrale di questo album non è convincente, il perché è semplice.
Già dalla quarta traccia che compone la tracklist di “Execution Quaranteed”, che porta il nome di “Streetwolf”, ci si accorge di alcuni errori di sincronia che la band ha commesso, anche piuttosto gravi. In questo pezzo infatti, la batteria in particolare, dominata sì dall’ ottimo Jörg Michael, risulta troppo rude e picchiata, per un pezzo dall’ incedere veramente incerto e claudicante, lento e senz’ anima, e che avrebbe sicuramente necessitato di una drummata quantomeno di supporto, di background, piuttosto che quattro colpi buttati lì a caso tanto per fare un po’ di casino, se mi consentite il termine non proprio ortodosso, ma che, son sicuro, vi ha fatto rendere l’idea appieno. Ironia della sorte, è realmente la parte finale del disco quella più interessante che la band ha saputo proporre, con una strumentale e due power ballads veramente coi fiocchi. La prima, traccia numero sette dell’ album, intitolata “Grapes of Wrath”, inizia con un suono di campanelli, che si ripeterà per tutti i primi quindici, venti secondi d’ascolto. Anche qui l’esordio del pezzo è molto lento, ma a mano a mano che si proseguirà con l’ascolto ci si renderà conto di quanto di buono la band abbia tirato fuori.
Qui si, che si può apprezzare un vero e proprio esempio di sincronia, che era onestamente mancata nella parte centrale del disco. Caratterizzato da riffs potentissimi, accompagnati da una batteria senza dubbio azzeccata, questo pezzo è certamente uno dei migliori proposti dai Rage in questo disco. La tracklist si chiude con “Mental Decay” e “When you’re dead”, che fanno riferimento a quanto ho precisato prima riguardo all’ hard rock fine Anni Settanta e a quanto la band ci si fosse ispirata per i suoi primi lavori. La prima delle due inizia in maniera un po’ insolita e piuttosto divertente: con una partita di flipper. L’incedere di questo pezzo è sempre molto ragionato e complesso, in contrapposizione con la successiva, “When you’re dead”, che è invece un ottimo pezzo dall’ incedere questa volta, decisamente incerto: talvolta veloce, talvolta lento che, lo ammetto, mi ha intrigato fin da subito.
Complessivamente, questo “Execution Guaranteed” è un disco molto soddisfacente, certo, se si pensa a quello che i Rage sono stati negli Anni Novanta ( specialmente nel biennio 95/96 ), non si può non rimare un po’ con l’amaro in bocca davanti a lavori del genere, che la band ha in parte perso di vista per delle vere e proprie idiozie, e con una produzione ancora piuttosto approssimativa. Fortunatamente, nel corso degli anni, il vecchio Peter, ha saputo rimediare alla grande, e di questo gliene va dato atto.
Daniele “The Dark Alcatraz” Cecchini
Peter “Peavey” Wagner – Vocals, Bass Guitar, Acoustic Guitar
Jochen Schröder – Guitar
Rudi Graf – Guitar
Jörg Michael – Drums
TRACKLIST
1. Down by Law
2. Execution Guaranteed
3. Before the Storm
4. Streetwolf
5. Deadwolf
6. Hatred
7. Grapes of Wrath
8. Mental Decay
9. When You’re Dead