Recensione: Exercises in Futility
“The great truth is there isn’t one
And it only gets worse since that conclusion
The irony of being an extension to nothing”
Exercises in Futility I
Sono una band underground, da Cracovia, sono al terzo album ufficiale e quest’anno “festeggiano” il decimo anno di attività, ma non sono una cover band dei Norvegesi Taake, pur avendo un monicker che significa sempre nebbia. I Mgła (pronuncia Mgwa) parlano poco, fanno poca pubblicità ed escono sul mercato attraverso una delle etichette discografiche più elitarie del vecchio continente, la Northern Heritage Records. La loro aspirazione è semplice: manifestare a tutti quanto sia ancora possibile realizzare un album di innata ferocia nichilista nel black metal, buttando sempre e comunque uno sguardo al passato. Uno sguardo che si proietta al contemporaneo in ogni sua singola nota, ma con un occhio di riguardo verso quella penisola Scandinava che più di tutti ha tracciato le coordinate stilistiche di quello che oggi conosciamo come il sottogenere più feroce ed autodistruttivo.
Tutta la band si riduce a due soli componenti che cercano in tutti i modi di mantenere nascosta la loro identità, dietro nickname alquanto semplici, ma di forte impatto iconografico; a chiudere il cerchio aggiungiamoci che suonano sul palco nascosti da cappucci e bandane ed il gioco è fatto: conta più la musica che l’essere in quanto tale.
“Exercises in Futility” è un concept album diviso in sei brani monolitici, senza via di scampo. Assenti sul libretto anche i ringraziamenti, a voler far comprendere una volta per tutte che no, la luce in fondo al tunnel non esiste. Anzi persiste un buco nero che inghiotte e risucchia ogni forma di vita umana, ogni sentimento, ogni relazione sociale: misantropia distruttiva a senso unico.
Se con il precedente “With Hearts Toward” None in molti avevano già gridato al miracolo, arrivando ad etichettarlo come “classico moderno”, è con questa uscita, la fantomatica terza release, che i Mgła trovano definitivamente la quadratura del cerchio, riuscendo a proporre atmosfere gelide e marziali senza mai sconfinare nell’autoreferenzialità fine a sé stessa. “Exercises in Futility” non è una miglioria, un passo avanti o indietro, ha semplicemente aggiustato e perfezionato tutti quei dettagli tecnici e compositivi che prima non riuscivano ad andare oltre il classico “vorrei ma non posso”. Una produzione scarna e catacombale, una proposta sempre sul filo del rasoio con tempistiche mai banali e dissonanti al punto giusto, portano ogni momento all’interno della track-list a diventare unico ed irripetibile. Vengono alla mente in diversi frangenti i primi ferali Gorgoroth dell’epoca “Antichrist”, echi lontani dei Darkthrone più primitivi che si abbracciano in concomitanza con i più moderni Deathspell Omega e quegli Inquisition che portano con sé una grossa fetta del merito del risultato.
Un’analisi track by track? Inutile.
Un’analisi delle coordinate tecnico-stilistiche? Inutile.
Sono i testi che lasciano a bocca aperta, testi che, per una volta ogni tanto, meritano di essere letti e compresi in ogni particolare per calarsi ancora di più in quel mondo fatto di non curanza e desolazione. Esercizi in Futilità recita il titolo, movimenti lenti ed inesorabili da parte dell’uomo moderno verso un futile vivere, predisposto sempre e solamente all’accrescimento di una non-felicità dove, al compimento della morte stessa, non rimarrà nulla se non il rimpianto di non avere vissuto realmente.
“Some are born without a purpose
Other than prolonged demise in ornate ways
Most of the times it’s pathetic, quick and useless
And good neigthbours don’t bother digging up graves.”
…
“Every Empire
Every Nation
Every Tribe
Throught it would end
In a bit more decent way “
Exercises in futility IV
Negazionismo del quieto (soprav)vivere subordinato ad un malessere costante ed autodistruttivo imposto attraverso musiche serrate, cambi di tempo e stacchi che lasciano col fiato sospeso attraverso la dilatazione della singola nota in certi momenti e la mitragliatrice che si oppone in altrettanti. Non c’è violenza fine a sé stessa, quanto piuttosto è il costringere l’ascoltatore a fissare la realtà a creare disagio; un album che il 99,99% della popolazione terrestre ignorerà, ma che lascia attimo dopo attimo esterrefatti, in balia degli eventi mentre, inesorabilmente, si collassa in un buco nero di vitalità.
I Mgła hanno da sempre scelto di esprimersi attraverso un suicidio emozionale, album dopo album, una progressione costante che porta solo alla constatazione che, ad oggi, anche se si può sempre fare di meglio, l’autolesionismo in formato audio porta come nome e cognome “Exercises in Futility”. Un “semplice” disco underground, ma che farà, silenziosamente e metaforicamente, molte vittime.
“As if all this was something more
Than another footnote on a postcard from nowhere
Another chapter in the handbook for exercises in futility.”
Exercises in futility VI
Andrea Poletti