Recensione: Exitivum
Correva l’anno 2009 quando i Pestilence di Patrick Mameli, coadiuvato per l’occasione da Tony Choy al basso (e Peter Wildoer dei Darkane al basso come session man), tornavano per la prima volta dall’universo parallelo di “Spheres” nel quale erano stati risucchiati dal 1993, per offrire al mondo nuova musica. L’album fu accolto sia bene che male, in molti lo apprezzarono, altri ne stigmatizzarono l’eccessiva distanza da “Testimony Of The Ancients” (1991), ritenuto spesso e volentieri (a torto o a ragione) il loro climax, nonché il landmark più prossimo al quale dei Pestilence redivivi si sarebbero dovuti riferire. Mameli non è tipo da ascoltare il giudizio altrui, impenetrabile come un panzer della seconda guerra mondiale, ha fatto procedere i cingoli del proprio basso e della propria creatura verso direzioni stilistiche a lui gradite e congeniali. Prendere o lasciare. Si sono succeduti così ben 5 album in 13 anni, dei quali “Exitivm” è l’ultimo in ordine di tempo. Ennesimo giro di giostra all’interno della formazione, il leader maximo pesca nuovi musicisti nel mucchio (con il solo drummer Michiel van der Plicht ad esibire un palmares di qualche pregio), rivoluziona la line-up e si accompagna costantemente di sangue fresco e carne viva, a quanto pare o repelle la stasi oppure deve essere assai difficile stargli accanto per più di una pubblicazione. Fatto sta che a Mameli vanno oneri ed onori dei Pestilence formato nuovo millennio; ne verranno sempiternamente ricordati i capolavori a cavallo tra gli ’80 e i ’90 dello scorso secolo e millennio, ma questo è un altro tempo e i Pestilence devono vivere con i proventi di oggi e non le polaroid ingiallite di 30 e passa anni fa.
Mi ha sempre incuriosito la ridda di giudizi espressi sugli album della band dal 2009 in poi. Polarità opposte che lodavano o denigravano il disco del momento, ritenendolo sideralmente superiore o inferiore al precedente, come se tra i 4 platter degli olandesi da “Resurrection Macabre” a “Hadeon” corresse un universo di differenze. Certo, qualcosa va meglio qualcosa va peggio, i gusti sono gusti, e sfumature ce ne sono, ma non si può parlare di clamorosi stravolgimenti, di invenzioni improvvise o di un’eterogeneità così marchiana. Mameli sostanzialmente ruota attorno alla stessa formula, pur declinandola in modo tale che il nuovo album non suoni mai identico e perfettamente sovrapponibile al precedente. Anche le copertine da “Obsideo” in poi hanno trovato uno standard che le accomuna (palesemente in scia di quella di “Testimony Of The Ancients“), cercando di sollevare suggestioni filosofico-fantascientifiche riversate conseguentemente pure nelle lyrics. “Exitivm” si gioca la carta dei titoli in latino, che evidentemente Mameli studia tra un allenamento e l’altro in palestra; dieci tracce più due outro, tecnicamente molto pregevoli, con una discreta elaborazione a livello di songwriting che permette all’album di rimanere sempre vario ed intenso al contempo. Qua e là affiorano eco del 1991 (“Deificvs“, “Exitivm“), ma ci sono anche altre sorprese, come i retaggi voivodiani di “Immortvos” ad esempio. “Exitivm” ha una progressione piuttosto ragionata, che sacrifica qualcosa sul piano della furia belluina (mi viene in mente l’assalto all’arma bianca di “Devouring Frenzy“) e – come da programma – si colloca perfettamente in scia della recente produzione dei Pestilence, tutti dischi di livello medio-alto, tra i quali scegliere i migliori o i preferiti diventa esclusivamente una questione soggettiva.
Mameli non inventa (più) nulla ma mantiene uno standard qualitativo decisamente apprezzabile. Inizia forse a mancare l’elemento sorpresa, ogni volta si è talmente preoccupati che la band non compia un passo falso, non metta in discussione un blasone così prestigioso, che si è disposti a immolare un maggior tasso di sperimentazione sul piatto della bilancia (e la band avrebbe tutto il potenziale per spingere più arditamente quel pedale). Tracce come “Inficiat“, “Morbvs Propagationem” o “Sempiternvs” sono marchiate a fuoco Pestilence, sono la quint’essenza della band e non tradiscono i fans di Mameli e del suo brand oramai riconoscibilissimo. In definitiva, “Exitvm” è l’ennesimo buon album dei Pestilence del quale (mi) risulta assai difficile parlar male; che vi piaccia più questo o “Hadeon” o “Resurrection Macabre” è affar vostro. Verrebbe da chiedersi se l’idea del chitarrista olandese sia quella di proseguire ad oltranza con questa formula per altri dieci dischi, ma in fin dei conti sono il primo ad entrare in fibrillazione ogni qual volta un nuovo album dei Pestilence viene annunciato a mezzo stampa. Nessuna nuova, buona nuova (o quasi).
Marco Tripodi