Recensione: Exoverse

Di Haron Dini - 1 Agosto 2020 - 16:22
Exoverse
Etichetta: Indipendente
Genere: Progressive 
Anno: 2020
Nazione:
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77

Originari di Lugano, i Virtual Symmetry continuano a portare sui palchi d’Italia (e anche al di fuori dalla penisola) un progressive metal di scuola theateriana, dandogli sempre quel tocco di personalità in più. Exoverse è la quarta uscita della band italo-svizzera (contando l’EP XGate e XLive Premiere), un concept album che narra la storia di un eroe alla ricerca di sé stesso, viaggiando nell’universo, cercando di comprendere le leggi che governano l’esistenza e arrivando da ultimo in una dimensione al di là del tutto conosciuto. Un merito a questo lavoro mistico va anche al Real World Studios in Inghilterra, lo studio di Peter Gabriel che dal 1986 vanta artisti e band di tutti i generi. Come non bastasse, in questo album troviamo ospiti di grande pregio: alle pelli Thomas Lang che ha registrato la batteria del disco, Tom. S Englund degli Evergrey nella traccia “Exodus” e il mago Jordan Rudess nei guest solo di tastiera nell’opener e nella lunga title-track. Insomma, un lavoro molto ambizioso, gargantuesco e che sicuramente ha fatto e farà discutere.

Exoverse si apre con “Entropia”, pezzo strumentale con tecnicità e orchestrazioni che giocano con melodie malinconiche. Il chitarrista Valerio Villa mostra tutte le sue doti con la chitarra presentando un assolo da pelle d’oca, di gran classe, passando poi il testimone a Jordan Rudess che propone un’infilata di note barocche, organetti e psichedelia. La consecutiva “XI, dalla velocità prorompente e ricca di vitalità, presenta un Marco Pastorino che sfoga le sue vocalità alzando sempre lievemente l’asticella. Molto ben costruita e incalzante, inoltre, la parte strumentale a metà brano. La toccante “Odissey” è un brano che cerca di toccare le parti più sensibili dell’animo umano e le orchestrazioni la fanno da padrone; da segnalare in conclusione un assolo di chitarra celestiale in stile John Petrucci. Apertura molto simile a quella dell’opener in “Vortex”, pezzo che punta all’epicità, però rimane sempre canonica e con pochi momenti entusiasmanti, risultando probabilmente uno dei pezzi deboli dell’album. Il primo singolo, “Exodus”, invece, con il duetto Englund-Pastorino si rivela un brano soddisfacente, formato da sali e scendi (in senso positivo) molto ben confezionati; il songwriting è pressoché perfetto, il guitarwork preciso anche nelle rifiniture, senza contare l’arrangiamento orchestrale che conclude il brano, creando attenzione per la song successiva.

“Remember”, un po’ come se fosse la rinascita del protagonista del concept, regala momenti di pura emozione. Il pianoforte è gli assoli di chitarra stratificano la canzone facendola arrivare al contempo immediatamente all’ascoltatore. “Safe” ha tinte vicine ai Rush, è coinvolgente e coloratissima, proponendo un sound che non abbassa mai la guardia. Sicuramente i fan del genere rimarranno entusiasti di fronte a questa canzone che, tra tecnicismo e romanticità, regala momenti di puro pathos. Infine è la volta della title-track composizione mastodontica di 23 minuti, sicuramente il punto più elevato dell’album e il più rappresentativo della band. Assistiamo a cambi di progressione, climax, una serie di deliri musicali che soddisferanno i fan. In più, va sottolineata l’interpretazione di Jordan Rudess, con un assolo di tastiera di ben due minuti, evocativo e suggestivo al 110%. “Exoverse” in definitiva è una suite costruita magistralmente come una prog band dovrebbe fare.

I Virtual Symmetry questa volta hanno giocato tutte le loro carte e hanno presentato un disco che, per certi versi, va anche un po’ troppo sopra le righe, visto e considerato tutto il lavoro che c’è dietro, ospiti compresi. Un disco dal livello qualitativo impressionante e che incorona la band come una delle realtà più importanti in Italia a livello di progressive metal. Exoverse è, altresì, un disco più maturo rispetto ai precedenti e saprà coinvolgere molti nuovi fan del genere. Ora si può dire che i Virtual Symmetry hanno trovato la loro identità, occhi aperti a questi ragazzi.

 

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