Recensione: Experiments in Mass Appeal
I Frost sono il “diversivo” progressivo di Jem Godfrey, produttore “pop” inglese di successo, con all’attivo lavori che ai visitatori di Truemetal.it non saranno certo molto graditi se non per motivi squisitamente estetici, quali Atomic Kitten e Holly Valance. Stanco del mondo plastificato del pop di consumo, Godfrey nel 2004 mette in piedi il progetto Frost, reclutando diversi protagonisti del neo prog quali John Mitchell, raffinato chitarrista per Kino, Arena, e Wetton/Downes’ Icon e John Jowitt, bassista degli IQ e dei Jadis, e si presenta all’attenzione degli appassionati del progressive con “Milliontown”, che riscuote lusinghieri riscontri di critica.
Per la seconda e più recente release dei Frost, “Experiments in Mass Appeal”, l’aggettivo “neo” nella definizione “neo progressive” assume una volta tanto in pieno il suo vero e completo significato. “Experiments”, infatti, è tutt’altro che il classico platter che si limita, magari magistralmente, a rievocare i suoni di Yes, ELP e Genesis, come spesso è avvenuto con tanti album usciti in quest’ambito dagli anni Ottanta in poi. Qui Godfrey e compagni aggiornano le classiche istanze prog, con i suoi virtuosismi tecnici e i suoi continui e repentini stacchi e cambi di atmosfera, grazie a suggestioni provenienti da quanto il rock più intelligente, anche in ambito alternative, ha dato nell’ultimo decennio. Se infatti non mancano tracce che possiamo definire di classic prog, in questo album dei Frost – penso a “Dead Dead Days” e alla lunga conclusiva “Wonderland”, una suite in cui prevalgano atmosfere lente e sospese – in altri brani traspare l’influenza di artisti come i Muse che peraltro – lo ammettano o meno – per certi versi dal prog sono stati influenzati a loro volta, o ancora i Mars Volta. In brani come la title-track,chiusa da un affascinante crescendo corale, e come “Pocket Sun”, sono appunto evidenti gli echi dei Muse, mentre ancora i Muse ma anche qualcosa dei Radiohead in salsa Marillion (quelli delle due più recenti uscite, per intenderci) si affacciano nella suggestiva ballata “Saline”.
Da altre parti emergono invece schegge del sound di band come Mars Volta, Porcupine Tree, Dream Theater, Fates Warning ed Arena, ma il gran numero di influenze citate in questa recensione non tragga in inganno: il risultato finale di “Experiments in Mass Appeal” non è derivativo, ma originale e coerente, centrando con esso i Frost ed il loro mastermind Jem Godfrey l’obiettivo di attualizzare e far davvero progredire, pur senza sconfinare in ambiti troppo sperimentali e tantomeno ostici, un genere musicale che amiamo tantissimo, ma che in molti casi ripete se stesso senza aggiungere nulla di nuovo alla sua illustre storia.
Tracklist:
1. Experiments In Mass Appeal
2. Welcome To Nowhere
3. Pocket Sun
4. Saline
5. Dear Dead Days
6. Falling Down
7. You/I
8. Toys
9. Wonderland
Line up:
Jem Godfrey –tastiere
John Mitchell – chiattre, violina, voce
John Jowitt – basso
Andy Edwards – batteria
Declan “Dec” Burke – chitarra acustica, voce solista