Recensione: Extension of the Wish – The Final Extension
Era da tempo che covavo l’idea di recensire questo disco soprattutto dopo i buoni consensi ottenuti in questa sede dal loro ultimo II=I. L’album in questione altro non è che una riedizione del loro primo lavoro. Per l’occasione ai sette brani iniziali ne sono stati aggiunti altri due, il tutto poi è stato nuovamente mixato e cantato dal nuovo vocalist David Fremberg, sicuramente più incisivo e adatto al contesto musicale in questione rispetto al suo predecessore Lawrence Mackrory.
Descrivere un gruppo come gli Andromeda non è impresa facile viste le tantissime influenze racchiuse in queste nove tracce che a tratti lasciano semplicemente a bocca aperta. Il sound qui è già comunque molto personale; basti pensare ad intricatissime parti strumentali power-prog oriented alle quali si mischiano parti più propriamente power-death. Un po’ come sentire in un’unica jam Children of Bodom, Dream Theater, Threshold, Watchtower e Arch Enemy. Nonostante tutto però non si può non fare un plauso a tutto il gruppo: cinque musicisti di spessore mondiale. Martin Hedin fa un uso assolutamente geniale delle tastiere ed è un arrangiatore unico mentre il chitarrista Johnas Reinholds, pur dotato di tecnica superlativa, lavora sempre al servizio degli altri. Che dire poi della sezione ritmica composta da Thomas Lejon alla batteria e Gert Daun al basso, una vera e propria macchina da guerra. Menzione speciale va anche al cantante: veramente un grande interprete.
I primi due pezzi intitolati The words unspoken e Crescendo of Thoughts sono abbastanza canonici per il genere: giro di tastiera iniziale, apertura chitarristica e via col doppio pedale fino al ritornello iper melodico. Non voglio essere eccessivamente critico per carità, questi pezzi farebbero la fortuna di qualsiasi gruppo prog medio del momento, ma semplicemente affermo che sono sotto la media rispetto agli altri. Infatti dalla traccia tre In the deepest of waters gli Andromeda fanno sul serio. La partenza è al fulmicotone: un prog molto tecnico e cervellotico frenato solo dal break centrale di tastiere per poi ripartire grazie all’apporto di continui cambi di tempo, dolci e soffusi o potenti e geniali, che sono il vero marchio di fabbrica del gruppo. Un’apertura che sembra un turbine in crescendo ci porta a Starshotter Supreme: pezzo tirato, assai tecnico e dalle vocals molto aggressive. A seguire vi è lo strumentale Chamaleon Carneval. Qui vengono fuori ancora di più le doti del gruppo. Cambi di tempo a profusione, continui inserti di chitarre e tastiere per un prog eccelso. Extension of the Wish è una lunga suite di 10 minuti dove i nostri ci deliziano con quello che meglio sanno fare e cioè suscitare forti emozioni grazie ad arrangiamenti sublimi e melodie d’autore. Il miglior pezzo del lotto. Si giunge così ad Arch angel che dopo un inizio sostenuto lascia spazio a piano e voce per una melodia dal flavour sorprendente. Vi sono infine Journey of Polyspheric experience ed Eclipse, due pezzi che possono essere ricondotti senza problemi a II=I.
Ripeto nuovamente che catalogare il gruppo è alquanto arduo; questa recensione deve essere solo un punto di partenza poiché i brani necessitano di vari ascolti affinché si possano ben comprendere tutte le sfaccettature. Comunque un disco che manderà in visibilio tutti i maniaci del prog. Consigliato!