Recensione: Eyes Of Oblivion

Di Manuel Gregorin - 12 Aprile 2022 - 13:50
Eyes Of Oblivion
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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76

E finalmente arriva l’attesissimo come back discografico dei The Hellacopters, per certi versi anche insperato ormai. Il loro ultimo album di inediti – “Rock & Roll Is Dead” – infatti risale al 2005 (il successivo “Head Off” conteneva solo cover), poi lo scioglimento nel 2008 dopo il quale la band si è riunita solo occasionalmente per sporadiche apparizioni dal vivo e la pubblicazione di qualche singolo. Finché nel 2021 il combo capitanato de Nicke Royale (a.k.a. Nicke Andersson degli Entombed) annuncia il nuovo full length, e a dispetto della data di pubblicazione coincidente con il primo di aprile 2022, non si è trattato di uno scherzo.

Prodotto dalla tedesca Nuclear Blast questo “Eyes Of Oblivion” vede Matz “Robban” Eriksson alla batteria, Dregen alla chitarra, Anders “Boba Fett” Lindsstorm al piano e Dolf DeBorst al basso che vanno a dar manforte al leader Royale, assieme al quale poter riprendere il discorso lasciato in sospeso quattordici anni orsono per riappropriarsi del posto che gli spetta nella scena rock mondiale.

Il disco esordisce con “Reap The Hurricane“: un’energica opening track dove ruvidi riff di chitarra e ritmiche galoppanti danno forma ad un hard rock dall’atteggiamento sfrontato e spavaldo come il personaggio ritratto nella copertina di questo nuovo platter. Sulle stesse coordinate la successiva “It Can Wait“, brano robusto e deciso con un ritornello che si stampa in testa, in cui la formazione scandinava sprizza vigoria, la stessa che troviamo anche in altri episodi di questo nuovo lavoro come  la ritmata “Positively Not Knowling“. Non da meno la coinvolgente “Beguiled“: canzone dalle sfumature tendenti ad un certo punk dove la batteria martellante di Eriksson gioca il ruolo di protagonista spalancando la strada a riff e fraseggi di chitarra ad opera di Dregen. Pare proprio che la compagine capitanata da Royale abbia voglia di recuperare il tempo perduto.

So Sorry I Could Die” ci presenta una versione della band più moderata, con un blues lento e aspro come la buccia di un limone. La title track “Eyes Of Oblivion” è un classico brano stradaiolo con le chitarre che graffiano ed una voce sporca ma che sa sfoderare melodie ammalianti e coinvolgenti. È evidente a questo punto che l’oblio a cui fa riferimento il titolo sia la condizione da cui gli Hellacopters vogliono uscire, e lo fanno nella maniera a loro più consona: sfornando un disco vigoroso e vivace.
Certo a volte si ha l’impressione che la band vada un po’ con il pilota automatico senza aver la necessità di stupire più di tanto l’ascoltatore, ma il risultato è comunque efficace e centra il bersaglio che Royale e soci si erano preposti.

Si procede con “A Plow And The Doctor” altro rock classico dove a tratti la band pare voler omaggiare gli Hanoi Rocks.Tin Foil Soldier” ha invece tutta la forma di uno scanzonato tributo agli anni settanta: un pezzo che forse si candida ad essere il più orecchiabile del lotto con un attitudine spensierata alla “Whatever You Want” degli Status Quo.

Pressure On” sembra invece voler andare nella direzione opposta, proponendo un hard rock dalle atmosfere più mature con un avvincente melodia accompagnata da un arpeggio elettrico di chitarra. Un brano che si candida ad essere uno dei più riusciti di questo “Eyes of Oblivion“.

Si chiude con “Try Me Tonight“, un rock volutamente sporco e sguaiato che pare giusto sottofondo musicale per una bettola piena di motociclisti e camionisti lungo la Route 66. Indubbiamente il modo più adatto per concludere questa nuova fatica discografica.

Eyes Of Oblivion” ci riconsegna una band in ottima forma, con un album che offre quello che più ci si aspetta dai The Hellacopters. Un lavoro che di certo non sorprende ma sicuramente non delude: in fondo il disco che ogni fan aspettava da ormai quattordici anni. Come da tradizione la compagine svedese sfodera un arsenale di riff spigolosi e graffianti con melodie vocali crude ma che sanno essere anche accattivanti e coinvolgenti.

Nonostante  nel corso degli anni siano stati classificati nei modi più disparati come garage rock, punk revival, alternative, indie e via discorrendo, per noi i The Hellacopeters sono semplicemente Rock n’Roll.
E siamo certo che Nicke Royale e company la pensino proprio allo stesso modo.

 

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