Recensione: Faithless Rituals
Seguendo con passione tutto quello che gira intorno al pianeta metal e ai suoi derivati da decenni, spesso ho pronunciato la frase “i dischi migliori sono quelli del passato. I classici” e sono sicuro che molti di voi si riconosceranno in questa frase. Sbagliando però, perché ci sono uscite discografiche in questo 2020 che non hanno nulla da invidiare alle pietre miliari del genere, come ad esempio Faithless Rituals degli Sky Valley Mistress. Giovane e promettente band stoner proveniente da Blackburn, Lancashire, Uk. Quando ascolterete questo album sarà impossibile tornare indietro, diventerete dei fan accaniti se avete adorato il muro di suono prodotto dagli amplificatori infuocati dal sole del deserto dei Kyuss e Masters of Reality, con una voce calda e blues sopra che ricorda quella della bionda singer dei Blues Pills.
Dopo anni in cui la band si è fatta le ossa nel circuito dei pub del nord dell’Inghilterra, ecco che arriva il debutto, che viene registrato proprio nei mitici Rancho de la Luna studios proprietà di Chris Goss (produttore dei Queens of the Stone Age, oltre che leader dei Masters of Reality). L’onirica e spettrale copertina ci introduce alle otto tracce del disco e, appena parte la prima You Got Nothin (introdotta da un’intro parlata), si viene investiti da un treno merci che trasporta nitroglicerina: blues hard rock anni Settanta con una sezione ritmica stoner/garage. Il tutto arricchito dalla superba voce di Kayley Davies, una specie di Janis Joplin 2.0. La barra qualitativa non si abbassa nemmeno con la seconda dirompente Lost in Shock dove il gruppo d’oltremanica vi lavora ai fianchi per assestarvi il colpo del KO nel finale con una sezione basso-chitarra che ricorda molto i primi QOSTA. Del resto, l’influenza dello studio dove hanno registrato colossi del genere, si è fatta sentire in modo costruttivo, dato che questa giovane band ha personalità da vendere. Potrei proseguire facendo un prolisso track by track, dal momento che la qualità del platter è stellare, ma mi soffermerò sugli episodi che mi hanno colpito particolarmente. Come ad esempio la tritaossa Skull & Pistons, una canzone che farà sfaceli in sede live. Per non parlare della seguente She is So, dove riescono fuori i fantasmi dei Masters of Reality tenuti però a bada dalla prestazione canora sopra le righe di Kayley.
Il finale dell’album è dove gli Sky Valley Mistress calano giù il poker di assi, prima con la lunghissima ballad Blue Desert. Uno stoner blues intriso di sabbia rossa che vi prenderà alla gola e non vi farà respirare, tanto è intensa l’interpretazione del gruppo. Quando poi il brano sembra spegnersi accelera e vi trascinerà dentro un vortice di giri stoner da urlo, conditi poi da orchestrazioni che richiamano anche i Cult di Choice of Weapon. Il gran finale del disco viene affidato ad Electric Church,un altro brano epico con una coda che vi farà battere il piede per terra a ritmo (se non lo fate siete morti e non lo sapete). Quando si alza la puntina dal vinile rimarrete per qualche minuto in silenzio chiedendovi se questa band sia stata solo un’illusione della mente. Faithless Ritual è un monumento alla musica suonata con passione, sudore e cuore. Uno degli album dell’anno!