Recensione: Faithless Soul
C’è gente che sembra nata per fare doom. I Thunderstorm sono tra questi: non c’è un solo riff emanato dalla chitarra di Fabio “Thunder” Bellan che non emani odore di zolfo come solo le band sulla scia dei Sabbath sapevano fare.
Sono cresciuti a pane e Candlemass, i tre bergamaschi, e si sente. Lo stesso Fabio, nel suo cantato così evocativo e dalle “tinte teatrali” mi rimanda a quell’immagine che aveva fatto di Messiah Marcolin un mostro sacro del genere. I Thunderstorm raccolgono tutta l’eredità del doom anni ’80, la rielaborano in chiave moderna e danno vita a composizioni eccezionali e a dir poco ispirate. Riff quadrati, ritmi lenti e cadenzati, batteria secca, assoli sulfurei e una voce ancestrale danno qui vita ad un autentico inno d’amore per il doom. Ancor più quando la band riesce a mescolare questa sua capacità con il rock e l’heavy metal d’annata, creando una miscela a dir poco letale.
Prendete “Forbidden Gates“: l’inizio rimanda immediatamente all’heavy del periodo Maiden & Co. ma nel suo scorrere la canzone cresce, incarnando ritmiche che, se da un lato rimandano ai Candlemass per il timbro vocale del capelluto “Thunder“, dall’altra sono costruiti su una violenza ancestrale che caratterizza appieno il sound del trio, donandoli una personalità rara nel mondo doom italiano.
Da non dimenticare infine la stramba cover di “In A Gadda Da Vida” degli intramontabili Iron Butterfly, violentata e trasformata in una doom song come solo i Thunderstorm e le loro menti malate potevano saper fare.
“Faithless Soul“, insomma, è un album in grado di fare la gioia di ogni amante del doom e dell’heavy anni ’80, senza rinnegare i nuovi adepti, per cui può anche essere un ottimo punto di partenza per avvicinarsi a band che hanno fatto la storia. In una sola parola, consigliatissimo.
01. Templars Of Doom (Dark Knight Return)
02. Forbidden Gates
03. Black Light
04. In-A-Gadda-Da-Vida (Iron Butterfly cover)
05. In My House Of Misery
06. Hidden Face
07. Final Curtain
08. Narrow Is The Road
