Recensione: Fall, I Will Follow

Di Alessandro Calvi - 1 Marzo 2004 - 0:00
Fall, I Will Follow
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Anno: 2002
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68

Quinto e ultimo album, almeno per ora, per i tedeschi Lacrimas Profundere, un album che all’interno della loro discografia sarà probabilmente uno dei più discussi e ricordati a causa del cambio di direzione che la band ha preso.

Provenienti da uno stile doom leggermente gothic che ha contraddistinto i loro primi album fino alla loro quarta uscita, continuano in questo disco proprio il discorso iniziato nel precedente platter. Mentre in Burning: a Wish il cambiamento era appena iniziato, in questo Fall, I will Follow il cambio di registro è marcato e definitivo, via quindi il cantato growl, una costante dei primi dischi e usato sporadicamente nel precedente disco, e soprattutto via le ritmiche lente e lugubri dei primi dischi più doom. Il percorso compiuto in questi dieci anni di attività da parte dei Lacrimas Profundere sembra ricordare in parte band come i Paradise Lost o gli Anathema e difatti è proprio il sound degli ultimi tempi di queste due band a influenzare principalmente questo album.

In vece delle ritmiche doom e del cantato growl dei primi album che riportavano alla mente principalmente band come i My Dying Bride, troviamo in questo Fall, I will Follow, riff dai tratti più rock, più diretti e di facile assimilazione che, aggiunti all’uso della voce, con qualche passaggio filtrato come è sempre più di moda purtroppo per le mie orecchie, tende quasi più verso un certo tipo di love metal sulla scia degli Him, o lo stile depressivo dei Sentenced.
Per fortuna, nonostante il genere verso cui si stanno instradando i Lacrimas Profundere, questa scelta forse di cavalcare la moda di un sound che al momento sta ottenendo diversi consensi, la band non è del tutto priva di inventiva personale. Non si trattano di sterili scopiazzature le loro canzoni, e al contrario la capacità di coinvolgimento emotivo che riescono a sfoggiare è decisamente sopra alla media.
Le capacità compositive inoltre non sono del tutto estranee alla band e lo dimostrano canzone dopo canzone in cui, pur seguendo un filone che al giorno d’oggi come si diceva sta vedendo una fioritura di band come un prato in primavera, riescono a mantenere alta l’attenzione. Di particolare interesse poi risultano essere gli inserimenti più rockeggianti all’interno delle canzoni che non stonano affatto e anzi danno uno spessore maggiore alle composizioni. Tra queste in particolare merita una menzione speciale la penultima traccia … and Her Enigma, song tra le più ispirate e coinvolgenti del disco si apre con una melodia di piano dolce e triste allo stesso tempo, a cui vanno poi ad aggiungersi gli altri strumenti, si tratta di un brano strumentale in cui chitarre, basso e batteria vanno e vengono alternando momenti più forti ad altri più riflessivi in cui è il solo pianoforte a condurre.

In conclusione un album che probabilmente non potrà essere annoverato tra i capolavori del genere gothic-rock, ma che è decisamente ben suonato e ben composto. L’influenza di band come gli Anathema in particolare non passa sicuramente inavvertita, ma si tratta di un disco che non annoia e coinvolge. Al contrario potrebbe rivelarsi fondamentale invece per tutti i fan della prima ora della band per capire in che direzione stanno andando i loro beniamini. Il doom alla My Dying Bride è ormai un lontano ricordo e qui si parla più propriamente di gothic-rock, un cambiamento di tendenza che forse non a tutti potrà andare a genio, i fan sono avvertiti.

Tracklist:
01 For Bad Times
02 Adorer Two
03 Last
04 I Did It For You
05 Sear Me Pale Sun
06 The Nothingship
07 Liquid
08 Under Your…
09 … and Her Enigma
10 Fornever

Alex “Engash-Krul” Calvi

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