Recensione: Fallen
Decisamente retrò la proposta degli americani Summon: un black metal
fortemente imbastardito con elementi thrash e death, di quelli tipici degli anni
’80/primi ’90. Un suono che potrebbe risultare stantio, se non fosse curato nei
minimi dettagli con composizioni adeguate ed una registrazione al passo coi
tempi: esattamente quello che Fallen dimostra di saper fare.
Iniziamo proprio da quest’ultimo punto: la produzione è curata da un certo
Neil Kernon, non l’ultimo arrivato quindi; ne conseguono dei suoni perfetti per
quello che è un metal estremo e spesso molto veloce, con pochi abbellimenti
estetici ma una sostanza corposa e non del tutto facile da rendere al meglio: il
rischio è sempre quello del caos sonoro. Qui invece, senza ottenere una
produzione cristallina e quindi troppo laccata, Kernon provvede a conferire
potenza al tutto, insieme al giusto grado di “rozzezza” adatto a
vocals al vetriolo come quelle di Sean “Xaphan” Peters e del
bassista Necromodeus. Un timbro vocale decisamente thrasheggiante, alla
Sodom/vecchi Destruction, spesso e volentieri anche più estremo, ma sempre
all’altezza della situazione.
Quando il gruppo vuole sa mostrare un lato tecnico inaspettato, visto il
genere proposto: tutte le canzoni sono supportate da una sezione ritmica, e in
special modo da un drumming, davvero degna di nota, articolata e fantasiosa. Gli
assoli di chitarra si basano nel più classico dei cliché soprattutto sulla
leva del vibrato e su scale iperveloci ed a-melodiche alla Kerry King, per
incastrarsi comunque più che bene nel tappeto ritmico fortemente estremo di
tutti i pezzi. Non ci sono rallentamenti, non ci sono momenti di riflessione:
solo un assalto sonoro continuo e che isolatamente si rende cadenzato per
spezzare definitivamente il collo all’ascoltatore, o si evolve in ritornelli
anthemici, come nella title-track.
Una delle produzioni underground americane più interessanti uscite negli
ultimi tempi, specie per chi cerca qualcosa di diverso dal “solito”
sound floridiano, magari in cerca di una versione molto più matura degli
(diciamolo) scadentissimi Angel Corpse che furono.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Intro
2. Blood Red Skies
3. Mindrot
4. Upon Wings Of Chaos
5. Fallen
6. Of These Sins
7. Sacred Nothing
8. Nocturnal Rites
9. Dead Dreams
10. Loud As Hell Fast As Fuck
11. Beating Of Christ
