Recensione: Fallen Kingdom
Secondo lavoro per i tedeschi Unchained Horizon, formazione facente parte della nutrita schiera della NWOTHM, che da qualche anno sta raccogliendo numerosi consensi. Dopo essersi formati nel 2009 debuttano prima con tre ep, ed infine nel 2017 arriva il primo full lenght ‘Last Man Standing‘, a cui danno seguito nel 2022 con questo ‘Fallen Kingdom‘. Edito dalla Pure Steel Records, l’album è stato registrato al Soundlodge Studio Rhauderfehn (Anvil, Dew Scented) ed alla Tonmeisterei Oldenburg. Il missaggio e il mastering si sono svolti invece presso gli Audiostahl Studios in Austria. Nonostante abbia poche informazioni su di loro a guardare le foto promozionali deduco che non siano esordienti alle prime armi, ma al contrario paiono essere musicisti già di una certa esperienza. Inoltre il look sfoggiato è abbastanza sobrio e lontano da una certa tamaraggine pelle e borchie molto diffusa fra gli adepti al metal tradizionale (uno di loro sfoggia addirittura una t-schirt dei Linkin Park). Ma nonostante questi dettagli che non devono trarre in inganno, la proposta del gruppo è molto valida e questo Fallen Kingdom si rivela un gioiellino. La formazione è composta da Sascha Heese (voce), Andreas Bauer (basso), André Hanzen (chitarra), Christian Kriesch (chitarra) ed Arne Meinerts (batteria) e ci propone un heavy metal classico dalle strutture epiche fortemente ispirato da Manowar, Saxon ed in particolare dagli Iron Maiden.
Dopo ‘Warrior Speak‘, un intro sinceramente abbastanza inutile si parte in quarta con ‘Stranger‘, un heavy metal arrembante con passaggi di maideniana memoria, in particolare nello stacchetto centrale con doppie chitarre armonizzate impegnate e rincorrersi. Livello qualitativo alto anche per la successiva ‘Beneath The Ice‘, un roccioso heavy metal epicheggiante in cui si può notare un interessante intermezzo eseguito con la chitarra acustica. Un minuto atmosferico prima di far ripartire il pezzo come una marcia trionfale fino alla conclusione. Passiamo a ‘Losts World‘, che dopo un intro di basso che ricorda le cose più recenti dei Maiden parte in un brano strumentale che vede le chitarre impegnate a duellare tra di loro.
Un lavoro questo ‘Fallen Kingdom‘ che già dalle prime battute si rivela ben riuscito, con la band che mostra una certa abilità nell’equilibrare melodia e potenza. L’aggressività è sempre ben dosata, ma non è mai fine a se stessa e viene corredata da buoni ritornelli.
Dopo un intro rilassante con rumore di onde, ‘Through The Storm‘ si rivela una cavalcata alla Running Wild, con il suono delle chitarre che si fa più massiccio, rimandando ad un certo power più contemporaneo. La title track invece si presenta più lenta rispetto alla media, tanto che, nelle prime battute, fa quasi pensare ad una ballad per poi accelerare verso la fine.
Pur seguendo degli stilemi già scritti dai grandi nomi della scena musicale, gli Unchained Horizon non danno mai la sensazione di procedere con il pilota automatico scopiazzando da questo o quell’altro nome famoso. Al contrario i brani denotano una certa naturalezza, a dimostrare come tale genere musicale scorra realmente nelle loro vene.
La formazione tedesca punta a proporre diverse composizioni anthemiche a fatte di inni e cavalcate con soluzioni poste sempre al posto giusto e senza forzature.
‘The Marksman‘ inizia con un arpeggio che rimanda a ‘Welcome Home (Sanitarium)‘ dei Metallica, a cui si aggiunge una chitarra che sembra uscita da ‘Somewhere In Time‘ (indovinate un po’di chi..?). Il pezzo poi assume ancora la forma di un metal epico con un paio di stacchetti ed assoli a dare colore al risultato finale. Un altro tiro ed un altro centro con ‘Beast Within‘, che si apre con un intro acustico (devono proprio piacere molto agli Unchained Horizon) dal sapore folk prima di esplodere in un pezzo dominato dalle rasoiate delle due chitarre e dal basso galoppante.
In chiusura ‘Bridge To Nowhere‘, un metal scavezzacollo in stile Saxon con cui compiere l’ultima sfuriata prima della conclusione.
Un disco deciso e schietto ‘Fallen Kingdom‘, quaranta minuti di musica energica, coinvolgente e melodica per un risultato che funziona alla grande. Niente di originale certo, ma diciamoci la verità: a chi interessa l’originalità in un lavoro di questo tipo? Alla fine bastano delle buone canzoni per dare le risposte che cercano gli appassionati di classic metal. C’è da rammaricarsi per il fatto che la band non goda di un grande seguito, ed onestamente, a causa del sovraffollamento del mercato musicale degli ultimi anni, non so se con questo lavoro riusciranno o meno a fare il meritato grande salto. Sinceramente lo speriamo per loro, voi, intanto,se doveste imbattervi in questo ‘Fallen Kingdom‘ dategli pure un ascoltatina…magari anche due. Ne varrà la pena.