Recensione: Fallout Diaries
Attivi dal 2003, gli Headquakes arrivano da Vajont, località protagonista del noto disastro negli anni ’60. Il sestetto friulano ha dalla sua un approccio energico e potente che esula dai confini delle categorizzazioni finendo per essere definito semplicemente come heavy metal. Le sfaccettature del sound che compongono i brandi di Fallout Diaries possono essere ricondotte ad un iper-vitaminizzato HM con grandi dosi di thrash, un pizzico di power e sentori speed. Per dare un termine di paragone appropriato si potrebbe citare una band da cui questo gruppo prende spunto, cioè i sottovalutati Eldritch.
Quello in oggetto è il secondo lavoro sulla lunga distanza del progetto Headquakes e si presenta come un ritorno in grande stile, forte anche di un cambio d’etichetta in favore della sempre più attiva Crash N’ Burn Records. Già al lavoro con Arthemis e Hollow Haze, giusto per citare due nomi, pare infatti che questa casa discografica sia in vena di scegliere talenti nel campo della musica heavy con enorme cognizione di causa, visti poi i risultati conseguiti.
La prima particolarità che salta all’occhio ascoltando Fallout Diaries è il ruolo delle tastiere, assolutamente mai banale ed estremamente ricercato. Tale strumento, infatti, arricchisce con saggezza il sound del gruppo rendendolo, talvolta, anche più duro e cupo di quanto le chitarre riescano già a fare. Il tutto assume, quindi, i connotati di un valore aggiunto non da poco, ascoltabile in particolare in pezzi come Fallout e Left Undone, mentre gli intrecci tra strumenti a corda e tasti d’avorio danno vita a Pray Anymore, canzone che, complici anche delle linee vocali pressoché perfette, risulta la migliore del disco.
Per chi ricercasse pesantezza e reminiscenze thrash, allora è d’obbligo ascoltare Come With Me (…If You Wanna Live) piuttosto che Letters From Sector Alpha, interessanti esempi di come il thrash possa tranquillamente miscelarsi ad atmosfere prog/power metal. Vale la pena citare anche Prophet Of The Century, il brano più lungo del lotto, in cui gli Headquakes adottano soluzioni in grado di non far calare mai l’attenzione all’ascoltatore.
9 canzoni per un totale di 42 minuti di musica potrebbero, a conti fatti, risultare ostici da superare, ma la classe infusa nelle composizioni dal sestetto è tale da non permettere nemmeno per un secondo l’insorgere della noia. Unire ciò alla dinamicità dei brani genera un lavoro di alto livello, tanto da stupire che si tratti di una band al secondo disco.
Diretti, ma attenti ai dettagli e alle costruzioni armoniche, gli Headquakes fanno loro il motto “No fillers, just kllers”. Ora non resta che confermare le ottime impressioni anche sul palco, banco di prova sul quale non si possono usare trucchi. Se anche tale test risultasse positivo, potremmo trovarci davanti a una delle nuove promesse della scena tricolore.
Andrea Rodella
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Tracklist:
1 – Vacuum
2 – Come With Me (…If You Wanna Live)
3 – Fallout
4 – Just Eyes
5 – Pray Anymore
6 – Prophet Of The Century
7 – Left Undone
8 – Letters From Sector Alpha
9 – Gemini Scream
Lineup:
Giovanni Vernier – Vocals
Matteo Corona – Guitar
Mattia Del Tin – Guitar
Fabrizio Cenci – Keyboard
Matteo Martinell – Bass
Jodi Maggio – Drums