Recensione: Fantasia
A poco più di un anno da “Eleven Mysteries”, l’eclettico Daniele Liverani torna sulla scena con la sua nuova fatica da solista intitolata “Fantasia”.
L’album è composto da undici brani, ognuno dei quali intrisi di eleganti esecuzioni neoclassiche, graffianti riff heavy e tecnicismi prog di primo livello, sapientemente miscelati tra loro a costituire l’indelebile e distintivo marchio di fabbrica del sound di del chitarrista nostrano.
Quello che ancora una volta colpisce, oltre alla presenza di giovani e dotatissimi musicisti come Nicolò Vese al basso, Simon Ciccoti alla batteria e Marco Zago, autore di un’ottima performance già nel precedente lavoro alla tastiera, è l’assoluta libertà d’espressione che Liverani concede ai suoi compagni di viaggio, sebbene si stia parlando di un album per chitarra solista, in cui – come da prassi – la sei corde è assoluta ma mai invasiva protagonista.
Ecco il grande punto di forza di “Fantasia”, album strumentalmente completo che ha il pregio di dimostrare la grande intelligenza artistica dell’autore.
Dimostrazione di quanto detto può essere facilmente reperita in diversi brani di questo album, a partire da “Unbreakable”, pezzo di apertura dall’energia devastante in cui il guitar player esprime la propria enorme tecnica melodica: gustosi gl’intermezzi in cui apprezzare un breve interludio al limite del jazz.
“Daylight” denota invece una precisione quasi maniacale nell’uso di basso e batteria, impreziosendosi sul finale di un grande assolo di tastiera, per non tacere di “Gigantic”, traccia in cui è davvero il basso a spadroneggiare in ogni dove.
Per chi fa della chitarra il massimo punto di riferimento, il neoclassicismo e gli intensi assolo di “Apocalypse”, la malinconica dolcezza di “Black Horse”, e la conclusiva “Rage”, si profileranno tra i momenti più ispirati di questa opera: melodie che entrano in sintonia con l’anima ed accompagnano per un tempo assai indefinito.
“Fantasia” è dunque un disco più diretto e meno introspettivo rispetto al predecessore che, incorniciato dalla splendida copertina che ricorda i capolavori surrealisti di Dalì, riesce comunque a mantenere inalterate la ricerca costante della melodia attraverso complicati passaggi stilistici.
Il genio di Liverani ci ha abituato a tante e tale grazia: accordi mai banali e dotati di una forza tale da catturare l’attenzione anche dell’ascoltatore più distratto che, al richiamo di “Welcome to Fantasia”, non potrà far altro che lasciarsi coinvolgere nell’intraprendere l’esplorazione di questo magico mondo sonoro.
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