Recensione: Far Beyond The World
I Ten sono più o meno da sempre sinonimo, in ambito hard ‘n’ heavy, di classicità e conservatorismo, con tutti i pregi e i difetti che ciò può comportare.
Sin dall’omonimo debutto, risalente all’ormai lontanissimo 1995, Gary Hughes e compagnia hanno proposto un hard rock melodico fortemente debitore dei sempreverdi Magnum e venato di volta in volta, di influenze che spaziavano dall’heavy all’epic metal, passando per il pomp/AOR, impreziosendo il tutto con frequenti spunti di matrice celtica.
Negli anni la ricetta ha subito qualche lieve, inevitabile, cambio di rotta e le tematiche affrontate, hanno lievemente condizionato il sound complessivo di ogni singolo album rispetto ai precedenti (ci sono palesi differenze, per esempio, tra “The Name Of The Rose” e “Babylon”). Tuttavia gli ingredienti di base sono rimasti fondamentalmente i medesimi: melodie ariose e spesso marcatamente epicheggianti, intonate dalla voce “low & mysterious” di Gary Hughes, riff semplici ed impattanti, assolo al fulmicotone e arrangiamenti molto curati, il tutto al servizio di una forma canzone fortemente ancorata ai dettami del filone hard rock/AOR degli anni ’80.
“Far Beyond The World”, si rivelò, ancor prima della pubblicazione, avvenuta nel 2001, un disco controverso. Da un lato era il diretto successore dello stupefacente capolavoro sci-fi/AOR “Babylon”, forse l’opera della definitiva maturità artistica, in grado di innalzare oltremisura le aspettattive di pubblico e critica. Dall’altro lato si trattava dell’ultima collaborazione con Vinny Burns, già quotatissimo chitarrista dei Dare e compagno d’armi di Gary Hughes fin dagli esordi, apprezzato dai fan e dagli addetti ai lavori in virtù delle innegabili doti tecniche ed espressive.
L’album si apre con pochi accordi di chitarra e la voce suadente di Hughes in sottofondo: “Glimmer Of Evil” è un ottimo brano hard rock, carico, melodico e rifinito con grande cura, piuttosto vicino a quanto proposto su “Babylon”. “Strange Land” strizza l’occhio all’AOR, in virtù di un refrain molto (forse fin troppo) elaborato, mentre “High Tide” è un up-tempo tirato ed incisivo, con un Vinny Burns sugli scudi che riporta la memoria ai tempi di “The Name Of The Rose”. Con “What About Me” si giunge alla prima (semi)ballad: pianoforte e voce in evidenza, melodia dolce e pacata ma con concentrazione di zuccheri sufficientemente al di sotto del livello di guardia.
Risale il ritmo con “Last Of The Lovers”, un mid tempo scandito dall’hammond in sottofondo, e dotato di un tema magniloquente dal retrogusto epico, forse il genere di canzone in cui Gary Hughes riesce ad esprimersi al meglio. L’intermezzo celticheggiante su cui si innesta un assolo da brividi, è un’ulteriore prova di grande classe che va ad impreziosire quella che è probabilmente la top track di “Far Beyond The World”.
“Outlaw And Notorious” ha un bell’incedere veloce ed incalzante, tuttavia perde qualcosa a causa di un ritornello power che risulta un po’ fuori contesto, mentre “Scarlet And The Grey” è meno veloce ma più ficcante grazie ad una melodia più riuscita. La voce profonda e vellutata di Gary Hughes si adatta perfettamente alle sorprendenti atmosfere soffuse a base di pianoforte delle strofe quanto alla carica del refrain di “Heart Like A Lion”: un delicato, ma convincente, equilibrio di contrasti che fa risaltare ancora di più il tiro della successiva “Black Shadows”, a conti fatti heavy metal, ma con una voce, come già detto, non certo halfordiana o dickinsoniana, a far pendere l’ago della bilancia in favore di un class metal comunque tagliente e sfavillante.
Peccato per “Who Do You Want To Love”, la più classica delle “skip track”, afflitta da tastiere troppo invadenti e da un tema portante privo della profondità e ispirazione necessarie a renderla un episodio degno di nota.
La chiusura è affidata alla soave title track: 5 minuti di dolci motivi e assolo azzeccati, puramente nello stile della premiata ditta Hughes & Burns, che pongono la parole fine su un album che si attesta un gradino al di sotto delle maggiori produzioni della band di Manchester, pur rimanendo un lavoro di medio/alto livello in grado di confermare i Ten nella cerchia dei gruppi di punta del genere.
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Tracklist
01. Glimmer Of Evil
02. Strange Land”
03. High Tide
04. What About Me
05. Last Of The Lovers
06. Outlaw And Notorious
07. Scarlet And The Grey
08. Heart Like A Lion
09. Black Shadows
10. Who Do You Want To Love
11. Far Beyond The World
Line Up
Gary Hughes – Voce
Vinny Burns – Chitarra
John Halliwell – Chitarra
Steve McKenna – Basso
Paul Hodson – Tastiere
Greg Morgan – Batteria