Recensione: Fate’s End

Di Daniele D'Adamo - 31 Marzo 2011 - 0:00
Fate’s End
Band: Sapiency
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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60

L’onda d’urto proveniente dalla Germania, generata dalle fornaci atomiche deathcore Heaven Shall Burn e Neaera, non accenna a diminuire d’intensità. Anzi. Sulla sua scia si sono aggrappate altre band, fra le quali i Sapiency, autori peraltro di una carriera al fulmicotone. Formatisi nel 2009, nemmeno il tempo di fare un demo (“Mercy”, 2010) che arriva, subito, il full-length primogenito: “Fate’s End”.

Si tratta dell’ennesimo esempio di operazione per ‘battere il ferro finché è caldo’ – visti, appunto, i tempi di crescita assai ridotti – oppure di un progetto serio e professionale disegnato da validi musicisti? Passando un bel po’ di tempo in compagnia del sestetto tedesco si forma lentamente, ma inequivocabilmente, l’idea che questi sia tutt’altro che un bluff. Già la formazione, un sestetto per l’appunto, poteva far nascere qualche sospetto in più sulla sincerità della proposta, poiché l’idea del doppio vocalist sembra ruffiana del successo degli svedesi Scar Symmetry, ugualmente strutturati. Invece, oltre a non somigliare per nulla agli scandinavi, Sebastian Shreds e compagni non danno nemmeno l’impressione di una formazione assemblata in fretta e furia e, ancor meno, un insieme di musicisti di scarso valore sia artistico, sia tecnico.

Al contrario, la sensazione che emerge, durante l’ascolto di “Fate’s End”, è quella di avere a che fare con gente d’esperienza, ben inserita nel panorama deathcore odierno. (Quasi) tutto sembra, insomma, fuorché che i Sapiency si siano messi assieme nemmeno due anni fa. Il loro sound, infatti, è ottimamente definito nel disegno del timbro che, stilisticamente, li rappresenta: da “Trapped” a “Believe” non c’è soluzione di continuità per ciò che concerne sia la tensione energetica, sia la forza propulsiva. L’album è un ‘mattone pieno’, denso, traboccante di note; inutile, però, cercare in esso qualche cosa di nuovo, qualche elemento d’innovazione. Ormai anche il deathcore presenta coordinate stilistiche fisse, dalle quali è difficile allontanarsi senza perdere la direzione musicale. Quindi, a un possente e mai domo rifferama, si affianca una sezione ritmica assai varia, complessa e dinamica che, assieme alle chitarre – appunto – forma un muro di suono invalicabile. Il binomio Shreds/Bittner, poi, non è per niente male; soprattutto se ci si riferisce all’ottima ugola del secondo, dalla timbrica personale e quindi facilmente riconoscibile in mezzo a tante. Ciò di cui si parla, ovviamente, è impeccabilmente eseguito, missato, masterizzato e prodotto; come da migliore scuola teutonica.

Quello che dovrebbe fare la differenza, allora, è l’insieme delle canzoni. E qui, come si suole dire, ‘casca l’asino’. Non che tale insieme sia insufficiente a generare attenzione nell’ascoltatore; viene a mancare, però, la continuità artistica o, se volete, l’uniformità di scrittura. Più sopra s’è scritto della presenza costante di una forza erculea, in “Fate’s End”. Ebbene, a questa consistente vitalità non fa da contrappeso un’altrettanta compattezza compositiva. Il songwriting, seppur dignitoso in toto, è un po’ sfilacciato, tendendo per ciò a formare song a corrente alternata. Accanto a episodi di assoluto valore come la stupenda “Good Time To Lie”, ci s’incespica in brani insignificanti come “Wake Up”. Se poi con pezzi come “Fate’s End” s’inspessisce il carattere grazie, anche, all’ausilio di tastiere e campionamenti, con “Believe” – per esempio – si rientra in un anonimo ‘picchia duro e basta’. Con che, allora, i nodi imputabili alla scarsa familiarità fra i membri del combo dell’Hesse vengono inevitabilmente al pettine.

Come insegna l’esperienza, tutti i generi metal – anche quelli teoricamente più ‘fissi’ – hanno sempre un margine di evoluzione, di miglioramento. Così, sicuramente, anche il deathcore e, di conseguenza, i Sapiency. Se “Fate’s End”, comunque sufficiente nel suo complesso, è il frutto acerbo di una formazione altrettanto immatura, non posso vedere che un futuro roseo, per i ragazzi di Francoforte.
Vedremo…

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Trapped 4:58    
2. Good Time To Lie 4:08    
3. Fate’s End 4:47    
4. Mercy 5:00    
5. Parachute 4:46    
6. Wake Up 5:39    
7. Leaving Me 4:37    
8. Eternal Grey 4:53    
9. Isolated 4:23    
10. Believe 5:03    

All tracks 48 min. ca.

Line-up:
Sebastian Shreds – Screams & Shouts
Lars Bittner – Vocals
Holger Wenck – Guitars
Rene Ritzmann – Guitars
Sebastian Fix – Bass
Jan Heusel – Drums
 

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