Recensione: Feel Euphoria
64 minuti di puro egoismo artistico ed emozioni a non finire. La prima release degli americani Spock’s Beard dopo la partenza di Neil Morse non accusa particolari disturbi per la sua assenza, ma al contrario porta una ventata di freschezza al sound più che soddisfacente cui già eravamo abituati ascoltando questa band ormai parte integrante del ventaglio progressive contemporaneo. Un disco magico di cui consiglio sin da queste prime righe l’acquisto per la sua capacità di portare avanti a testa alta il nome del gruppo nonostante i cambi di formazione e le difficoltà incontrate improvvisamente dalla band dopo la decisione presa da uno dei due fratelli capostipiti. A partire dalla copertina curata da Thomas Ewerhard, questo gruppo apporta una serie di sorprendenti modifiche al proprio cammino artistico senza mai pensare di allontanarsi da quella sostanza tipicamente rock da sempre ostentata, questa volta con espliciti riferimenti alla musica dei grandi miti passati come King Crimson e Deep Purple che illustreremo più avanti. La formazione ufficiale viene stravolta portando il batterista ad occuparsi di qualsiasi lead vocals, mentre le tastiere sono affidate interamente alle dita esperte del grande Ryo Okumoto. La perfomance di Alan Morse è assolutamente impeccabile sia dal punto di vista della resa sonora, sia per la qualità davvero invidiabile del song writing, che certo non potrebbe essere messo tanto in evidenza se non grazie alla solida base offerta dalle spesse corde di basso di un componente eccezzionale chiamato Dave Meros. Insomma pensare che queste tredici tracce siano il frutto di tante variazioni all’interno della band lascia davvero perplessi, quando ci sono dei cambiamenti in un gruppo infatti si tende sempre a diffidare da un acquisto immediato del disco o meglio si preferisce prima ascoltarlo, non è però il caso di Feel Euphoria che nonostante la mancanza di un leader come Neil Morse riesce ancora a stupire e rivoluzionare.
La struttura dell’album si presenta costituita da sei tracce introduttive che portano alla lunga suite che occupa lo spazio tra la settiama e la dodicesima traccia, per concludere con un ottimo brano d’arrivederci chiamato Carry On. La straordinaria caratteristica che tuttavia accomuna ogni singolo brano qui dentro contenuto è rappresentata dalla gigantesca tenacia pur sempre affiancata da una dose ben misurata di dolcezza e serenità, forse è proprio per questo che le canzoni appaiono spesso troppo contorte e poco continuative, ma piuttosto frammentarie come si dimostra in apertura di sipario con Onomatopeia: frizzante in modo più che unico che raro, il pezzo in questione sfrutta un chorus instancabile davvero per collassare improvvisamente in chitarra classica e malinconia suicida in perfetto stile Pink Floyd. Una sorpresa dopo l’altra si passa alla seconda perla del disco, chiamata The Bottom Line dove protagonista diventa senza dubbio il signorino Ryo Okumoto, qualsiasi amante del buon progressive quale il sottoscritto non può che chiudere gli occhi e sorridere di piacere di fronte ad un uso delle tastiere così sciolto e provocante, ottima la scelta dei suoni non solo per quanto riguarda i tasti bianco e neri; anche qui la musica si ferma ed un disarmante basso entra in scena, caldo e morbido come la voce rivelazione di Nick D’Virgilio, sin da subito motivato a prendere posto davanti al microfono quando si è pensato di cercare un nuovo cantante. Ed è proprio a proposito della sua voce che voglio parlarvi del pezzo nome del disco Feel Euphoria, forse l’incisione più stravagante mai operata dal gruppo in un crescendo vero e proprio di follia compositiva tutt’altro che semplice da concepire: quando ho ascoltato per la prima volta questo brano, non solo l’uso particolare dell’elettronica ma anche i diversi accorgimenti operati sulla voce di Nick, non hanno fatto altro che portarmi in modo istantaneo al disco dei King Crimson contenente la famosa Sleepless, ovvero l’allucinante Three Of A Perfect Pair ascoltare per credere da 03:46. Risultato eccellente, la musica torna indietro e si evolve! Ghosts Of Autumn chiude la prima parte del disco lasciando senza parole, senza lacrime e senza fiato semplicemente con una manciata di accordi messi al posto giusto al momento giusto, fino ad un emozionante assolo di chitarra che introduce al pezzo forte dell’album della durata di 20 minuti abbondanti.
This is the story of a guy named Sid
Who lost his heart when he was just a kid
Don’t judge him on the things that he did
This is the story of a guy named Sid
Just how far will any one man go
Can you turn back at the end of the road
Feel the shock as your reality grows
Just how far will any one man go
Se conoscete il significato della parola progresso non potete che riconoscere il valore di A Guy Named Sid, sicuramente avanti negli anni rispetto alla stragrande maggioranza delle proposte prog metal attuali ancora incollate alla mera tecnica strumentale. Una vera e propria colonna sonora meastosa ed emozionante difficile da interpretare nel modo migliore solo attraverso i testi, frutto di una mente che secondo la mia opinione ha cercato piuttosto di delineare la condizione generale di giovani ragazzi ribelli che crescono in un ambiente costantemente diverso dal proprio modo di concepire la realtà. Per quanto riguarda la parte strumentale il gruppo gioca moltissimo sul dualismo di chitarra e batteria, mentre nel secondo capitolo di questa storia l’organo di Ryo ci riporta immancabilmente alla sfiziosa Perfect Strangers dei Deep Purple, il sound acquista volume e velocità fino ad improvvisi rallentamenti e capovolgimenti di fronte favoriti anche dalla componente elettronica. Torniamo al prog metal vero e proprio con distorsioni più pesanti, il rock classico viene fatto da parte anche grazie ad una batteria più decisa ed insistente, non mancano i ritornelli orecchiabili ma quanto rende questo gruppo nella costruzione strumentale delle strofe rende valido l’acquisto immediato del disco. Buon ascolto!
Andrea’Onirica’Perdichizzi
Tracklist:
01. Onomatopeia
02. The Bottom Line
03. Feel Euphoria
04. Shining Star
05. East Of Eden, West Of Memphis
06. Ghosts Of Autumn
A Guy Named Sid
|07. Intro
|08. Same Old Story
|09. You Don’t Know
|10. Judge
|11. Sid’s Boys Choir
|12. Change
13. Carry On