Recensione: Feral

Di Roberto Castellucci - 1 Luglio 2024 - 11:00
Feral
Etichetta:
Genere: Death  Grindcore 
Anno: 2023
Nazione:
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69

Spesso, quando si parla di ‘musica estrema’ ed in particolare delle ‘galassie confinanti’ Death Metal e Grindcore, viene da pensare come ormai si sia fatto e detto tutto ciò che era umanamente possibile fare, dire…e suonare. Come superare le vette artistiche raggiunte dai Carcass nei testi anatomicamente corretti di “Reek of Putrefaction”? Chi mai potrà eguagliare l’illustrazione esageratamente grottesca della copertina di “Carnivorous Erection” dei Regurgitate? Musicalmente può esistere qualcosa di più estremo degli 1,316 secondi di “You Suffer”, probabilmente la canzone più breve mai scritta in tutta la storia della Popular Music, contenuta nel seminale “Scum” dei Napalm Death? Parliamo di album pubblicati rispettivamente nel 1988, nel 2000 e nel 1987. Cosa mai si potrà proporre di ‘nuovo’ e di ‘fresco’ nell’anno di grazia 2023, in ambito Death/Grind? Non mi aspetto sicuramente un’ulteriore estremizzazione delle parti strumentali, dei testi o dell’iconografia: sarebbe un’impresa pressoché impossibile. Ciò che ragionevolmente mi aspetto da parte di una band che si getta nell’infernale tritacarne del Metal estremo è la ricerca di uno stile possibilmente originale e personale. Gli statunitensi Concrete Caveman tentano di raggiungere quest’obiettivo pubblicando nel 2023 il loro ultimo album, “Feral”. In qualche modo il disco continua il lavoro interrotto temporaneamente dopo “Chasm”, prima opera ‘ufficiale’ del gruppo data alle stampe nel mese di dicembre del 2021. Con una produzione musicale migliore e una durata ‘sensibilmente’ più lunga rispetto agli 11 minuti di “Chasm”, “Feral” mescola praticamente tutto ciò che il Metal estremo e il Grindcore hanno prodotto negli ultimi 40 anni. Negli intensi 19 minuti di “Feral” i Concrete Caveman condensano le caotiche atmosfere di Extreme Noise Terror e Terrorizer, la brutalità dei Cannibal Corpse e i parossismi dei già citati Napalm Death, pagando inoltre il giusto tributo a “Divine Intervention” dei sempiterni Slayer. Talvolta sembra addirittura di percepire qualche eco proveniente da certi lavori degli Slipknot; la cosa non stupisce più di tanto, considerando l’età relativamente bassa di questi tre artisti.

Garantire all’ascoltatore una grande varietà nell’esperienza d’ascolto è senza dubbio un altro degli obiettivi che i Concrete Caveman si sono prefissati quando hanno deciso di dar vita a “Feral”. Oltre alle variopinte partiture musicali la band si distingue per l’inserimento di molte tecniche canore nelle linee vocali dei vari brani. Il chitarrista Johnny e il bassista Jimmy recitano i loro testi usando growl, scream, grunt, pig squeal e chi più ne ha più ne metta, alternandosi al microfono in modo da colpire e ravvivare continuamente l’attenzione degli ascoltatori. La musica prodotta in questo ribollente calderone di nefandezze effettivamente non risulta ‘nuova’…e ci mancherebbe altro: le influenze provenienti dai gruppi che ho elencato poc’anzi si sentono forti e chiare. Il punto di forza di “Feral” è proprio questo: i Concrete Caveman rielaborano e in qualche modo svecchiano una lunga serie di stili musicali ereditati dai pionieristici lavori di cui sopra, scaricando nelle orecchie degli appassionati un amalgama composto da molte declinazioni del Metal estremo apparse negli ultimi 20/30 anni. Diamo poi qualche ‘punto bonus’ ai Concrete Caveman perché la loro opera non sembra essere del tutto priva di una certa ironia di fondo: questo potente elemento non guasta, soprattutto quando ci si trova di fronte a titoli di brani piuttosto ‘crudi’ come “Blood Drunk”, “Mental Epidemic” o “Violent Nightmare”. In una scena artistica agitata da centinaia di proposte simili tra loro, spesso assai derivative e talvolta platealmente scadenti, “Feral” si contraddistingue per la sua discreta qualità. Date un po’ di fiducia a questo trio originario di Philadelphia e seguiteli: apparirà evidente l’impegno profuso dai membri del gruppo per fare in modo che la loro opera non si perda nel mare magnum delle innumerevoli pubblicazioni discografiche annuali. Piaccia o meno siamo negli abissi dell’Underground più profondo, quel suolo limaccioso, fertile e carico di sorprese da cui bene o male tutti proveniamo. Chi ha paura di buttarcisi a capofitto? Noi, sicuramente, non ne abbiamo…tutti coloro che volessero approfondire la conoscenza dei Concrete Caveman, se hanno piacere, potranno approfittare dei seguenti collegamenti. Buon ascolto!

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