Recensione: Festering Earth

Di Alberto Fittarelli - 20 Febbraio 2004 - 0:00
Festering Earth
Band: Funerus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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48

Partiamo col dire che coi Funerus non ho certo avuto un impatto felice, avendoli infatti visti in quel di Pavia di supporto a Zyklon ed Incantation, tra gli altri; e proprio dai deathsters americani nasce questa band, autrice, sia nel succitato concerto che in questo album, di una prestazione decisamente scadente.

Il loro death metal si pone infatti a grandi linee sugli stessi binari di quello esercitato dalla band madre, e quindi con coordinate tra il classico brutal americano Deicide-influenced ed il doom più cupo e opprimente; qui i riffs di chitarra vengono ulteriormente scarnificati, resi essenzialli all’eccesso, così come la struttura dei pezzi, a volte addirittura disarmante. La prima In the trees passa senza neanche che ci accorgiamo del suo ascolto, con l’alternarsi di un paio di riffs più break secondo uno schema talmente elementare da lasciarmi stupito; stessa cosa per la successiva DNR (dove ho già sentito questo titolo?), più lenta ma non meno insignificante.

Chi di voi ha ascoltato questo album non potrà non convenire sul fatto che è sconcertante vedere personaggi come John McEntee e Kyle Severn (rispettivamente voce/chitarra e batteria degli Incantation) partecipare in modo attivo ad un progetto sconclusionato come questo; ed è probabilmente lo stesso motivo che mi fa bocciare decisamente Festering Earth. Trapela infatti tra le note di questo disco una volontà di emergere che per una demo band composta da giovani ragazzi andrebbe corretta ma incoraggiata, ma che con musicisti con esperienza più che decennale lascia solo interdetti. Vero anche che la maggior parte delle composizioni è da addebitarsi al cantante/chitarrista Brad Heiple, che tenta di infondere con la sua chitarra un’influenza swedish (quella del vecchio death alla Entombed/Carnage) al tutto, ma il risultato è troppo immaturo, troppo arido ed avaro di emozioni e riffs azzeccati per poter parlare di sufficienza. Unico, piccolo acuto della band, la settima Shade ci mostra qualcosa di interessante, con qualche variazione in più a spiccare nel grigiore: ma è un episodio, che accentua ancora di più la mediocrità del restante materiale.

Dato che la band esiste dal 1994, anno del suo primo demo, spero che esperienza (in studio e live) e buon senso la facciano indirizzare verso lidi migliori: per il momento questo Festering earth va a perdersi nella quantità di uscite quotidiane, con un’etichetta “underground” che, purtroppo, si spoglia in questo caso di qualsiasi valenza positiva.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. In the trees
2. DNR
3. Stagnant seas
4. Suffering life
5. Nebulous existence
6. Polluted excess
7. Shade
8. Web of deceit
9. Festering earth

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