Recensione: Fetish
Ispirandosi all’orribile “caso Fritzl” di Amstetten (Austria), gli inglesi The Boy Will Drown esordiscono sul mercato con “Fetish” , primo full-lenght della loro breve carriera artistica.
Il gruppo, formatosi nel 2005 a Norwich /Colchester, è composto da Liam alla chitarra, James al basso, Ed alla batteria e Tom alla voce.
Dopo l’autoproduzione di un EP di quattro tracce nel 2007, nel 2008 arriva il contratto con la Earache Records e quindi, finalmente, la stampa della loro prima, vera fatica discografica.
Il genere proposto dal quartetto è una commistione fra GrindCore e Death Metal, che può incanalarsi nel moderno filone del cosiddetto Technical Death.
Quindi, un genere dove predomina l’aspetto tecnico, in cui viene dato per definizione molto risalto alla preparazione di base ed abilità acquisita dei musicisti, impegnati costantemente a sciorinare virtuosismi ed abilità speciali nella padronanza dei propri strumenti.
Tuttavia, non è soltanto il modo di suonare, a caratterizzare il groove dei The Boy Will Drown. La composizione dei brani, infatti, è figlia primigenia di tale modalità: le canzoni, dal ritmo mai lineare, sono complicate nella loro struttura, cariche sino all’eccesso di cambi di tempo, di alterazioni, di cadenze, di accordi dissonanti.
Già per dare un’idea di quello che sarà l’intero lavoro, la canzone d’apertura, “Deep Throat”, è un saliscendi di complicate scale intersecate fra loro, costruite sugli incessanti blast-beats di Ed e tenute assieme in qualche modo dal growling, invece “ordinario”, di Tom. L’insieme, riottoso, è comunque piuttosto potente e dinamico, grazie anche all’iper-cinetico lavoro del basso di James ed ai graffianti riffs della chitarra di Liam.
La melodia, assente.
Fondate su questi dettami, anche le strutture di “Irminsul” e “Josef Fritzl” (il “mostro di Amstetten”, n.d.r.), quest’ultima presentante anche momenti più lenti e pesanti, e chiusa da una parte folk che, acusticamente, viene prodotta come da un vecchio ed usurato disco in vinile.
“Apollo’s Lyre”, assai veloce ed accidentata, contiene un interessante break iniziale dal tono vagamente melanconico; “Dead Girls” è il “solito” coacervo di note, condito però da riffs di chitarra di natura Thrash e da momenti più lenti ed introspettivi. Inaspettatamente, la seconda parte della canzone assume un tono dolce e melodico, più morbido, decisamente piacevole e godibile, con chiusura analoga a quella di “Josef Fritzl”.
Dopo la brevissima “Dance Like An Epileptic”, “Barrymore’s Pool Party” ed “Akura Class” ripropongono la micidiale e, a questo punto, tediosa complessità di scrittura ed esecuzione tipica del gruppo. Anche per “Akura Class”, chiusura simile a quelle di “Josef Fritzl” e “Dead Girls”.
Infine, di seguito alla seconda canzone breve, “Elisabeth Fritzl” (la figlia del “mostro di Amstetten”, n.d.r.), “Suis La Luna”, che chiude il lavoro. Omettendo la descrizione della prima metà del pezzo, che nulla aggiunge, nulla toglie al resto, nella secondo spezzone dello stesso si rivela, nuovamente, il marcato, ma nascosto, aspetto melodico e drammatico della personalità degli inglesi.
In definitiva, un gruppo ed un album per soli appassionati. Per gli altri, rimane lo stordimento da indigestione di troppe note: come la Storia della musica ha dimostrato, spesso entra più nel cuore una canzone di tre note, se baciata dall’arte della composizione, che una di diecimila.
Evidentemente, i The Boy Will Drown non la pensano così.
Daniele “dani66” D’Adamo.
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Tracklist:
1. Deep Throat 02:36
2. Irminsul 02:24
3. Josef Fritzl 02:47
4. Apollo’s Lyre 03:05
5. Dead Girls 04:18
6. Dance Like An Epileptic 00:31
7. Barrymore’s Pool Party 04:07
8. Akura Class 04:18
9. Elisabeth Fritzl 00:24
10. Suis La Luna 04:27
All tracks 28:57