Recensione: Feuertaufe

Di Matteo Bevilacqua - 10 Maggio 2021 - 8:30
Feuertaufe
75

Narriamo oggi la triste storia di un genio misconosciuto portato alla luce quando ormai era troppo tardi. I Dictatoreyes sono una prova inconfutabile dell’animo pulsante dell’underground più vero e maledettamente passionale.

Attivi dai primi anni 2000, i Dictatoreyes rilasciano i due demo ‘Untergang‘ (2003) e ‘Im Schatten Des Todes‘ (2004) per giungere al primo full length (autoprodotto) ‘Gegen Alles‘ nel 2005. Fin dagli esordi la band si è caratterizzata per un thrash metal con venature black e death metal, rigorosamente cantato in tedesco, in cui venivano descritti brutali scenari di guerra.

I due fondatori Marco Kostli (vocalist e chitarrista) e Remo Kostli (bassista e back vocalist) a questo punto si trovano a dover superare la morte del loro batterista Johnny Morelli.

Trasferiti in Svizzera, arruolano al suo posto Martin Lehmann per consegnarci la formazione definitiva che troviamo in questo ‘Feuertafe‘ che andiamo ad esaminare.

Second full length della band è stato registrato nel 2017 ma pubblicato dalla Decibel Production purtroppo soltanto nel 2020 a causa della prematura scomparsa del suo frontman Marco Kostli, per cui non si può certo dire che gli astri siano stati favorevoli a questa band.

L’album si apre con la title track, una vera dichiarazione di guerra, una fabbrica di riff di pura matrice thrash intransigente e spietata. L’ elemento che resta impresso è dato dalla sirena di guerra che si posiziona perfettamente nel mix strumentale dando un senso di evocazione micidiale e apocalittico. Ed ecco la voce graffiante di Marco Kostli, un growling atipico, non classicamente impostato ma anzi decisamente roco, sporco e grezzo. Il tutto circondato dalla costante mitragliata di chitarre. Gli spunti sono notevoli e la linea di demarcazione tra thrash, death e black è appena percettibile in quanto i tre aspetti convivono alla perfezione. Testament e Annihilator giungono a mente per l’aspetto più chitarristico del brano. Un pugno in piena faccia.

Si preme sull’accelleratore con “Hochverrat” pur  mantenendo inalterata la proposta: questa è una feroce e potentissima miscela a base di brutal death e thrash metal con diversi inserti più spiccatamente black oriented, tra cui un violentissimo blast beat.  L’andamento dei pezzi alterna momenti cadenzati e marziali,  rocciosi e monolitici, a veri e propri assalti thrash il cui riffing serrato e guerresco a tratti richiama i primissimi Megadeth.

Ed eccoci a “Battalion” che presenta un attacco più heavy convenzionale che però non deve trarci in inganno in quanto la voce assolutamente maligna di Marco entra dapprima solitaria e pannata per poi circondarci con gli ottimi backing vocals creando un effetto letale: la doppia voce è a tutti gli effetti un vero marchio di fabbrica. Tolto l’assolo di chitarra forse un tantino scolastico, considerando il contorno da fuoriclasse, questo brano è un assalto ai nostri sensi che ne escono sventrati e riempiti di nuova vita.

La successiva “Eskalation” regala un’altra bella serie di riff che variano dal cadenzato al furioso. Mai titolo fu più appropriato in quanto siamo saliti al livello successivo in cui emerge l’animo più brutal death della band. Il basso di Remo Kostli gioca un ruolo fondamentale nella composizione del suono massiccio in questo brano come del resto sull’intero album. La precisione dei musicisti è impressionante.

Il registro cambia con “Untergang”, dove si concede un momento di respiro nelle dinamiche prima di rituffarci nel caos. Ci troviamo di fronte ad un brano atipico e sicuramente meno catalogabile rispetto ai precedenti. Subentra un potente riff in half-tempo per cui l’ headbanging furiosio diventa inevitabile. Gli inserti black completano il pacchetto per confezionarci il brano più personale dell’album.

Con “Zerstorer” ritorna la sirena apocalittica e precede una sfilza di riff violentissimi per cui siamo nuovamente nel pieno campo di uno speed-thrash tecnicissimo. La band sembra non voler esaurire le proprie carte che ci cadono addosso come una pioggia meteoritica. Il growling conferisce un tono decisamente maligno al tutto. In generale questo brano è sulla falsa riga della title track, anche per quanto riguarda l’ottimo guitar solo.

Ed ecco che con “Waffenarsenal” si chiude questo viaggio infernale con un’ultima fabbricata di riff impreziositi da momenti black. Completamente fuori contesto, per cui molto interessanti, i coretti a’la Anthrax che si mischiano squisitamente con il growling principale e si ripetono sul finale con un ostinato che pare un’incessante marcia alla guerra di armate dannate.

Tirando le somme, non si può che promuovere questo ottimo lavoro di una band schiacciasassi che purtroppo non è riuscita ad ottenere la visibilità meritata. Un lavoro caratterizzato da una collezione coerente di riff granitici, uno meglio dell’altro, come se fosse la cosa più naturale al mondo. I momenti in cui è il black metal a predominare sono occasionali ma incisivi e in perfetta coerenza con il feeling generale dell’album in quanto caratterizzati da estrema violenza e velocità di esecuzione, ulteriormente infervorate da una produzione tagliente. Un vero e proprio macigno che travolge tutto e tutti. Da sentire assolutamente.

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