Recensione: Few Against Many
Pochi contro molti: i Firewind e una ristretta ma affezionata cerchia di fan in un panorama, quello del metal, dove è sempre più difficile emergere. Un genere musicale, dicevamo, che ha raggiunto da tempo la saturazione in ogni suo settore e riversa oggi in una preoccupante stagnazione, con i mastodonti del passato che lentamente sbiadiscono e nuovi nomi che disperatamente tentano di raggiungere la vetta. I greci Firewind hanno iniziato quella scalata quasi quindici anni fa: nati essenzialmente come progetto solista del noto chitarrista Gus G, nel corso degli anni la band è cresciuta inesorabilmente fino a raggiungere la meta del tour europeo e americano da headliner. Ancora fresco dalle fatiche live, il quintetto greco torna a calcare le scene con un disco solido e roccioso, che andremo adesso ad analizzare nel dettaglio.
Per essere il disco di un ensemble greco nato negli Stati Uniti, la settima fatica dei Firewind, Few Against Many, suona in più momenti molto tedesca. Infatti, ascoltando brani come l’opener Wall of Sound o Destiny sembra di ascoltare qualcosa degli ultimi Helloween, con un ritmo sostenuto che culmina in ritornelli ariosi, frenati solo dalla voce aspra e sgraziata di Papathanasio; la titletrack, un brano borderline tra Power e Thrash, sembra invece rimandare ai vecchi Blind Guardian. Tuttavia, l’up e il mid-tempo vanno per la maggiore in questo Few Against Many, lasciando uno spazio tutto sommato limitato alle cavalcate in doppia cassa tipiche dei primi anni ’90 o a delle degne sfuriate thrash: per esempio, Another Dimension, si apre con un riff furioso e una doppia cassa martellante solo per sfociare in un ritornello smaccatamente melodico e sostanzialmente acustico, che, pur contribuendo ad aggiungere varietà di un brano in continua metamorfosi, non può che risultare quantomeno stonato, se non addirittura frustrante. Parlando di stonature, Edge of Time ad un primo ascolto può non convincere: una power ballad quasi totalmente acustica, arricchita da un discreto commento di archi fornito dagli Apocalyptica e retta praticamente dal solo Papathanasio, per una volta in primo piano in un disco che vede come protagonista quasi assoluto l’estro chitarristico di Gus G. Il brano risulta invece tra i migliori del platter: un lento d’atmosfera davvero ben interpretato e senza cali. Certo, il pathos può a tratti risultare eccessivo, ma davvero non è niente che risulti sopra le coordinate canoniche del genere.
Few Against Many è un disco che gioca più sulla compattezza che sulla forza di singoli brani. Tralasciando episodi come l’opener Wall of Sound, la già citata power ballad o il groove ammaliante di Losing my Mind, non ci sono brani che emergano sugli altri. Ogni canzone di Few Against Many è una piccola perla per quanto riguarda l’ottimo lavoro svolto in fase di songwriting per le strofe e gli assoli: una piccola perla, dicevamo, inevitabilmente rovinata da refrain spesso tragicamente deludenti, che non aiutano il carisma della singola composizione; tuttavia questo difetto aiuta l’ascoltatore a non distrarsi troppo su singoli momenti catchy e ad assaporare al dettaglio gli innumerevoli, ottimi spunti che l’album ha da offrire.
In conclusione, l’ultimo lavoro dei Firewind è un disco di non semplicissima assimilazione ma pieno di sorprese per l’ascoltatore più attento. Un lavoro robusto e grintoso per Gus G e compagni, che possono continuare, indefessi, sul cammino in salita intrapreso quindici anni fa.
Federico “fritz” Vicari
Discutine sul forum nel topic relativo!
Tracklist
1. Wall Of Sound
2. Losing My Mind
3. Few Against Many
4. The Undying Fire
5. Another Dimension
6. Glorious
7. Edge of A Dream
8. Destiny
9. Long Gone Tomorrow
10. No Heroes, No Sinners
11. Battleborn (bonus)
12. No Heroes, No Sinners (bonus)
