Recensione: Field of Nightmares
Non si diventa Thrasher per scelta, lo si è nell’anima, da quando si comincia a sentire una qual certa insofferenza anticonformista verso tutto quello che è sistema, che sa di regime e che ci dice che la strada che dobbiamo percorrere può essere solo quella tracciata da altri.
Man mano che si cresce, che ci si rende conto di come tante cose non vadano bene e di quanto sia faticoso cambiarle, l’insofferenza diventa rabbia … ci si ribella, ma non è semplice.
La musica rappresenta una valvola di sfogo, un modo per aggregarsi con chi è come noi, per non sentirci soli. Si ha bisogno di ascoltarla, di sentire brani sempre più veloci, aggressivi e violenti. E’ il martello con cui abbattere il muro.
Gente come Metallica, Slayer, Testament, Exodus, Anthrax, Overkill ed altri, noti e meno noti, hanno portato questo ai massimi livelli: più dell’Hard Rock anni ’70, più del Punk e più della NWOBHM, il Thrash Metal incanala la rabbia e la fa esplodere con la potenza di una caldera vulcanica. E’ la colonna sonora dei disagiati e dei nemici dei dogma.
Denis ‘Sasquatch’ Barthe è Thrasher da sempre, da quando, nel 1984 con i suoi Asylum, poi diventati Aggression, ha cominciato a scorrazzare per le lande del Canada.
Lo dimostrano i primi due album, ‘The Full Treatment’ del 1987 e ‘Forgotten Skeleton’, inciso l’anno prima ma pubblicato nel 2004, grezzi, feroci, velocissimi e senza mezzi termini, sul percorso di Dark Angel e Whiplash, a dimostrazione che l’inferno è solo uno e lo ratifica il concentrato di violenza dei successivi due full-length usciti parecchi anni dopo: ‘Fragmented Spirit Devils’ nel 2016 e ‘Feels Like Punk, Sounds Like Thrash’ nel 2018.
Siamo nel 2021 e gli Aggression decidono di farsi risentire, questa volta con l’EP ‘Field of Nightmares’, già pubblicato autonomamente nel formato digitale e disponibile su CD dal 26 ottobre 2021 via Xtreem Music.
Diciamo che il trono forgiato dagli Slayer è vuoto e che gli Aggression vogliono provare a prenderne il posto.
Per arrivare a questo di lavoro ce ne vuole (… e non solo da parte degli Aggression …) però ‘Field of Nightmares’ mette in luce un sacco di qualità della band, in particolare quella compositiva.
Come gli album precedenti anche questo Extended Play è basato sul continuo attacco sonico (eccetto che per i brevi intro ed outro, peraltro relativamente inutili), è però più maturo, più ragionato e meno istintivo, forse per via del fatto che la formazione è relativamente stabile dal 2014, con il solo ingresso del bassista Kyle Hagen ed il passaggio al canto di ‘Sasquatch’ dopo l’allontanamento del vocalist Brian Langlev.
Gli spartiti sono dinamici, con cambi di tempo ben studiati per risultare letali.
I continui riferimenti alla Vecchia Scuola, i dettagli come la sfumatura epica di ‘Poisonous Potion’ o lo stridente ma intenso rallentamento in ‘Possessed By Dawn’, il riff compresso e la continua alternanza ‘super velocità – decelerazione’ di ‘Satanic Angel Holy Devil’ rendono questo ‘Field of Nightmares’ molto interessante e coinvolgente, con il difetto, purtroppo, di durare troppo poco.
Se, però, l’album che anticipa, previsto per il 2022, andrà in questa direzione presumo che dovremo comprarci un elmetto per ascoltarlo in sicurezza.
Aspettiamo lasciandoci travolgere, intanto, da questo torrente di note roventi. Assolutamente da ascoltare.