Recensione: Fight Now [EP]
Band: Kiara Laetitia
Etichetta:
Genere:
Heavy
Anno:
2013
Nazione:
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70
Kiara Laetitia è uno di quei nomi ricorrenti per chi bazzichi un minimo l’Hard ‘n’ Heavy Made In Italy: la cantante di origini piemontesi ha infatti militato nelle fila degli heavy/power metaller tricolori Skylark dal 2003 al 2011, prestando la propria voce a ben tre album: “Wings“, “Faitytales“, “Divine Gates Part III: The Last Gate” e il live “Divine Gates Part IV: The Live Gate”.
Dopo lo split con gli Skylark e un periodo, per sua stessa ammissione, un po’ complicato dal punto di vista personale, il 2013 rappresenta l’anno del ritorno sulle scene per Kiara, impegnata nella stesura e registrazione a sei mani (oltre alle sue, quelle di due musicisti d’eccezione: nientemeno che David DeFeis e Edward Pursino dei Virgin Steele) del primo album da solista, album che vedrà la luce nel 2014.
Nel frattempo, e con l’obiettivo di tenere ben alta la tensione, la Laetitia ha deciso di dare alle stampe un piccolo ma significativo antipasto di quanto ci attenderà il prossimo anno: un EP composto da quattro canzoni di Heavy Metal classico, melodico e raffinato con più di un punto di contatto nell’approccio alla melodia e agli arrangiamenti proprio con i mitici Virgin Steele. Quattro canzoni, si diceva, e tutte molto coerenti e piuttosto ben riuscite, con la voce di Kiara, ora melodica e carezzevole (come nella leggiadra ballad “Miss You Again” o nell’altrettanto valida “I’m Not God”), ora più aggressiva e rockeggiante (come nel caso della guerresca “Fight Now!”), a fare da trait d’union tra i vari momenti che compongono l’EP.
Chiude, e che chiusura, una notevole rilettura in chiave elettroacustica della leggendaria “Victory Is Mine”, valorizzata nella sua carica epica dall’alternarsi alle vocals tra la bella Kiara e il grande David. Per nulla fuori posto né il alcun modo “blasfema” nei confronti di un brano cardine dell’Heavy Metal, la cover in questione va a porre un significativo sigillo su di un EP di buonissimo livello, il giusto preludio ad un full length certamente da tenere d’occhio per i fan del Metallo più classico e ortodosso.
Stefano Burini
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