Recensione: Fighters
Confermata la cadenza annuale per le uscite discografiche dei bolognesi Tarchon Fist con quest’ultimo Fighters che segue l’omonimo del 2008 e il demo con due pezzi relativo a fine 2006/inizio 2007. La band capitanata dal fondatore dei Rain – nel lontano 1980 – Lucio “Lvcio” Tattini con questo album consegna ai posteri una dose di Metallo Classico da paura, profusa in due Cd. La confezione, l’allestimento e la cura maniacale con la quale è stata concepita e realizzata quest’opera possiede realmente il sapore del monumentale. Fedeli alla stoica label My Graveyard Productions i Nostri presentano una copertina dalle trame stra-abusate ma comunque bellissima, seguita da un booklet di ben venti pagine ricchissimo di foto e completo di tutti i testi. Il secondo dischetto ottico, inoltre, propone i videoclip per Personal Computer dei brani Fighters e Eyes Of Wolf, di sicuro effetto – soprattutto il primo, che vale la pena di gustarsi senza ulteriori indicazioni – e grande peso specifico, tenendo conto che si tratta pur sempre di una band italiana, quindi lontanissima da certi budget in voga in ambito major.
L’HM dei felsinei è secco, diretto, da concerto sempre e comunque, arricchito da quella carica di enfasi epica che riesce facilmente a farsi breccia anche attraverso le legioni dei die hard fan del genere eroico meno oltranzisti. Illuminante, in questo senso, l’inno We Are The Legion posto in apertura del disco e la traccia numero 4: Victim Of The Nations. La classe dei singoli strumentisti non si discute, d’altronde un passato fatto di watt nelle orecchie e chilometri macinati porterà pur sempre in dote qualcosa, o no? Luigi “Sange” Sangermano possiede il carisma canoro che un gruppo come i Tarchon Fist si merita, oltre al fatto che, insieme a Tattini, ha firmato tutte le song presenti in Fighters – a eccezione di Bad Situation -. Ottimo, abbondante ma sempre pulito, il lavoro delle chitarre di Fede “Heavy Rico” Mengoli e Lvcio, così come la sezione ritmica Marco “Wallace” Pazzini/Andrea “Animal” Bernabeo pesta ormai a occhi chiusi. Attraverso i dodici brani presenti nel primo Cd si può respirare a pieni polmoni la rabbia di cinque metallari che ci credono ancora parecchio, nonostante la media degli anni di milizia sulle spalle. Parecchio significativi pezzi come l’altisonante Fighters e la malinconica Flower In The Sand che, lontanamente accostabile ai Metallica, colpisce per profondità e songwriting nonché gli immancabili attacchi di heavy metal veloce in piena regola da parte di Hammer Squad e Bad Situation. Thunderbolt è iper-classica nell’incedere, Falling Down si fa ricordare per il bridge/chorus particolarmente catchy, Earth Song si erge per l’inserto liquido centrale. Da brivido le chitarre in The Game Is Over, dure e massicce come da tradizione Nwobhm, poi largo spazio ai cori/contro cori. Assolutamente perdonabili, in tanti minuti di musica – oltre ottanta considerando entrambi i dischetti ottici – , brani poco ficcanti come 3 Days In Hell e Still In Vice. In generale trascurabili gli apporti di vari chitarristi in veste di special guest nonostante i nomi altisonanti: Robb Weir, Tom Naumann e Dean Robertson.
Warriors, inno ufficiale del Bologna di football americano – rigorosamente in italiano, titolo a parte – , apre il lotto degli otto pezzi contenuti nel secondo Cd, a metà fra il cantico adrenalinico e il brano agrodolce alla maniera della Strana Officina. Figli Senza Domani mi risulta essere la seconda canzone scritta in lingua madre dai Tarchon Fist ufficialmente nella storia e riesce a stupire sia per freschezza che testi, svelando un lato nascosto della band che probabilmente potrebbe aprire nuovi orizzonti ai Nostri in futuro. Dopo Thunderbolt in forma alternative version seguono cinque episodi dal vivo, ben registrati durante il concerto che i bolognesi hanno tenuto presso il Santiangeli Live di Treviso l’8 novembre del 2008. Grandissima l’interpretazione di Bad Man Mania, per chi scrive l’highlight della carriera dei ‘Fist insieme con l’hit immortale It’s My World – entrambe dall’album dell’anno scorso – , per l’occasione compressa a sandwich fra due colossi dell’HM universale della portata di Breaking The Law(Judas Priest) e Princess Of The Night(Saxon) – con quest’ultima infarcita da un inedito incipit a la Denim&Leather – , che è sempre un piacere sentire in versione concerto da parte di una band preparata e con tutti gli attributi al proprio posto come i Tarchon Fist di Lvcio Tattini, da oggi definitivamente nella serie A del Metallo Italiano, con ottime ambizioni per far bene, sebbene abbinate una formula consolidata, accostabile al rassicurante e classico 4-4-2.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist CD 1:
1. We Are the Legion
2. 3 Days in Hell
3. Fighters
4. Victims of the Nations
5. Flower in the Sand
6. Hammer Squad
7. Thunderbolt
8. Still in Vice
9. Bad Situation
10. Falling Down
11. Earth Song
12. The Gams is Over
Tracklist CD 2:
1. Warriors
2. Figli Senza Domani
3. Thunderbolt (alternative version)
4. Black Gold Fever
5. Metal Detector
6. Breaking The Law
7. Bad Man Mania
8. Princess Of The Night
Line-up:
Luciano “Lvcio” Tattini – Guitars
Luigi “Sange” Sangermano – Vocals
Federico “Heavy Rico” Mengoli – Guitar
Marco “Wallace” Pazzini – Bass
Andrea “Animal” Bernabeo – Drums