Recensione: Fill The Sky
Questo disco è un omaggio a Satriani. Un omaggio consapevole e cercato, dall’artwork della copertina alla foto interna. Un omaggio, non un tributo.
Andre Tonelli, chitarrista italiano spostatosi in Spagna, nel suo “Fill the sky” rende, infatti, onore ad un riferimento del panorama chitarristico: la differenza tra omaggio e tributo è che il guitar hero di “Barcellona” non risuona pezzi del chitarrista americano, ma elabora brani originali come se fossero stati composti proprio da Satriani. Si fosse trattato dell’ennesimo neoclassicista, la recensione si sarebbe potuta chiudere dopo poche righe. Immediatamente sarebbero stati chiari l’andamento del full length e le capacità del musicista.
Nello specifico invece vanno evidenziati diversi punti. In primo luogo, il nostro non prende dal maestro di Steve Vai solo la tecnica e i suoni. Ne ha preso anche il tocco e il gusto melodico.
Suonare come Malmsteen è una questione di allenamento. Intraprendere la strada di Satriani è tutt’altra cosa. Tonelli riesce a trasmettere emozioni attraverso la sua sei corde e come il suo riferimento non ha limiti di genere. Dal blues al metal, al rock alla ballad. Tutto inciso con estremo gusto e perizia.
Ciò che sorprende è proprio questo: un conto è “suonare come”, tutt’altro paio di maniche è raccoglierne il testimone, esprimersi nella stessa lingua. È questo che fa superare l’ambiguità e il limite dell’omaggio. Tonelli non “suona come”, è un altro Satriani.
“Fill the sky” si confronta con il maestro ad armi pari venendo sconfitto solo ai punti. Il gusto per i fraseggi, l’utilizzo dell’effettistica, tutto richiama l’italo americano senza risultare per questo scontato o già sentito. Nessun “plagio” a livello di songwriting.
Un plauso va anche al batterista Eric Rovira Duatis, capace di accompagnare in maniera assolutamente superlativa la performance del nostro.
Tonelli non è, ad ogni modo, un novellino. Ha alle spalle anni di live e esperienza: questo “Fill the sky”, in effetti, arriva dopo un primo disco del 2008, “Power World Fantastic” ed un ep del 2004. Il nuovo disco non è, insomma, un punto di arrivo: è una nuova tappa, una nuova partenza.
Un track by track sarebbe quindi superfluo e non praticabile. Non c’è un brano che spicca rispetto agli altri. Potenzialmente sono tutti hit. Tant’è che la critica internazionale e la rete lo hanno riconosciuto, portando l’album tra i primi posti delle classifiche di vendita di iTunes, il che, per un disco strumentale, non è davvero cosa da poco.
Un cd consigliato a tutti gli amanti della buona musica, a prescindere dall’essere o meno dei chitarristi.
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