Recensione: Filth Catalyst

Di Matteo Bovio - 3 Aprile 2003 - 0:00
Filth Catalyst
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Anno: 2003
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85

Sempre più devastanti, ritornano gli Arkhon Infaustus… Avete ascoltato Hell Injection, il lavoro con cui si sono presentati sulla scena internazionale? Bene, non pensate che sia tutto finito, perchè ancora una volta la band ha sfornato un lavoro da tenere ben lontano dalla portata di deboli di cuore… Oltre ogni limite, senza nessun riguardo, nichilista nella sua essenza, in una parola, estremo. Un termine che sembra essere stato coniato appositamente per dare una descrizione di questo nuovo lavoro, che di sicuro aumenterà la consolidata fama di questo pazzesco gruppo.

Si può parlare di maturazione, senza dubbi; non pensate però che questo sia sinonimo di rammollimento perchè non è assolutamente vero. Sicuramente il precedente lavoro era molto più istintivo e sragionato paragonato al nuovo Filth Catalyst, ma la coerenza non ha abbandonato un solo istante la loro produzione. Se pensate infatti di trovarvi di fronte a qualcosa di più accessibile state andando nella direzione sbagliata; le idee sono più ordinate, l’impatto tecnico è smisuratamente migliorato ma nulla di questo pregiudica la riuscita del cd più devastante degli ultimi mesi.

Stilisticamente ci sono alcune innovazioni: innanzitutto la componente death è molto più rimarcata, diventando forse la componente principale. Certo non si può limitarsi ad etichettarli come tali, visto che proprio in certe soluzioni claustrofobiche tipiche di un black molto primordiale troviamo la chiave della loro pesantezza. Insomma, in Filth Catalyst le due componenti si alternano con grande sapienza, senza mai scontrarsi, e convergendo nell’unico scopo di creare un cd dalla violenza non paragonabile a lavori canonici.

Chi li conosce, con un minimo di intuizione, sa che non si troverà davanti ad un semplice muro di suono; questo non li distinguerebbe granchè dalla maggioranza dei gruppi estremi. In realtà il discorso musicale intrapreso è ben più complesso, costruito anche su quelle che si possono definire impropriamente come “atmosfere”. Le atmosfere di un gruppo che mette in musica follia, degenerazione, malattia, terrore… tutto ciò di umano che più ci lascia storditi.

Qualcuno pensa che in musica tutto sia stato fatto, che i canoni siano oramai definiti, che non esistano più reali spazi di creatività. Questo cd è l’esatta prova del contrario, in quanto riesce a destare stupore e a dar vita a inimmaginabili canzoni, pur nella sua natura essenziale. Credevate per esempio che tutta la cattiveria possibile fosse già stata definita in musica? Bè, evidentemente non avete ancora dato un ascolto all’inizio di “Ravaging The Nine Pillars”… Forse il pezzo più bello di tutto il cd, una perla di cattiveria che non è seconda a niente e nessuno in fanatismo e follia.

Ritmi di batteria estremamente veloci vengono accompagnati da riffing che si alternano tra parti sostenute e altre molto cadenzate, di impatto marcatamente death. Non manca del sano rumorismo che prende spunto sempre dal sound di fine anni ’80, quasi a sottolineare ulteriormente questa volontà di essere ancorati alle radici. Gli strumenti sono letteralmente trasformati, perdono il loro significato originale, vanno ad inserirsi in un contesto che trascende il concetto di note; non solo partiture, anche suoni (o spesso rumori) diventano l’arma vincente per rendere Filth Catalyst quello che è.

Pezzi come “The Fifth Inquisitor” vi scoraggeranno, vi lasceranno dubbiosi sull’effettiva validità di questo prodotto; non crediate che le mie parole siano il frutto di un’esaltazione dei primi ascolti. Tutt’altro!!! Come spesso accade, questo è un grande cd perchè ha la capacità di rivelarsi pian piano; non saranno i dettagli tecnici quelli che scoprirete, bensì le sensazioni celate da quello che a prima vista potrebbe sembrare puro caos.

Per questo nuovo lavoro vale lo stesso discorso degli esordi: non tutti vi si possono trovare bene. Certo il discorso non è di elite… semplicemente gli Arkhon Infaustus amano spingersi oltre il classico concetto di estremo, essendo quindi adeguati solo per chi la musica estrema la adora. Se non vi piace un simile contesto, state alla larga perchè perdereste solo il vostro tempo in un prodotto che non vi regalerebbe nulla. In caso contrario, vi assicuro che avete trovato uno dei migliori lavori degli ultimi anni. Pazzesco.
Matteo Bovio

Tracklist
01. Words Of Flesh
02. Ravaging The Nine Pillars
03. Procession Of The Black Synob
04. Hell Conquerors
05. The Fifth Inquisitor
06. Ndx Microcosmica
07. Criminal Beities
08. Narcotic Angel’s Terminal Apostasic Sin

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