Recensione: Filthgrinder

Di Andrea Bacigalupo - 23 Gennaio 2020 - 8:30
Filthgrinder
Band: Xenos
Etichetta: Club Inferno Ent.
Genere: Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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78

 

Bella mazzata l’album ‘Filthgrinder’, esordio discografico degli Xenos, progetto, nato dall’idea di Ignazio Nicastro bassista degli Eversin, che punta a tornare, se non proprio ai blocchi di partenza del Thrash, al momento appena successivo, quando correva in pista a tutta velocità grazie alla spinta data dal miscuglio di melodia, ferocia e tecnica che ben ci hanno fatto conoscere Megadeth, AnnihilatorSlayer e tanti altri.

Per rendere concreto il suo pensiero Ignazio si è rivolto a musicisti del panorama italiano esperti nel genere: Danilo Ficicchia alla batteria, già con lui negli Eversin, e Giuseppe Taormina alla chitarra. Un trio che si è rivelato avere le idee chiare su quello che è stato ed è il vero Thrash Metal.

Privo di contaminazioni ed esperimenti, ‘Filthgrinder’ ripropone la stessa magia che vibrava negli album Thrash che uscivano a fine anni ’80 – inizio ’90, con quel giusto tocco personale, dato dalla preparazione tecnica e dall’anima degli artisti, che non lo rende una semplice scopiazzatura di quanto già fatto.

Poi, gli impulsi che hanno ispirato gli Xenos, trasmessi dalle band sopra citate, si sentono, eccome, ma se si suona un Thrash Metal genuino, genere che corre tra due mura molto strette, è impossibile che ciò non accada, per cui, almeno a parere dello scrivente, è giusto così.

Il trio non si risparmia in nessuno dei pezzi: ‘Filthgrinder’ è un lavoro dinamico e senza pause ed il platter gronda aggressività oscura attraverso un ‘wall of sound’ reso compatto ed impenetrabile da ritmiche serrate ed energiche e da un uso incessante e marziale di basso e batteria.

Rabbia e tecnica viaggiano assieme sotto forma di riff abrasivi, linee melodiche rapaci e cambi di tempo improvvisi e martellanti, elementi che accompagnano sia una voce irruente e collerica sia assoli tanto talentuosi quanto assassini.

L’album, che sarà reso disponibile dal 24 gennaio 2020 via Club Inferno Ent., è composto da nove tracce per una durata complessiva di poco superiore ai trentacinque minuti.

La partenza è affidata a ‘Soldados’, intro strumentale, composta da un intreccio di chitarre classiche che rappresenta la quiete prima della tempesta, l’attimo angoscioso di silenzio che anticipa il primo fragore di tuono. Da lì in avanti gli Xenos non fanno prigionieri.

Segue la Title Track ‘Filthgrinder’, diretta, deflagrante e rabbiosa è composta da un riff battente ed invasivo che accompagna strofe incisive ed irose; il refrain è trascinante e gli assoli emanano parecchia energia.

Post Apocalypse Breed’ è divisa in due parti: la prima, veloce e compressa, è pura furia. La seconda è più scura, cadenzata, con una narrazione ansiogena; la parte conclusiva riprende il riff iniziale, ma più lento, per poi crescere di potenza.

Con la terza traccia, ‘Birth of Tyrant’, gli Xenos utilizzano la loro prima arma tattica: nel pezzo suona Mantas (per noi che non siamo più ‘giovanissimi’ chiamarlo con il suo vero nome, Jeff Dunn, è difficile), l’ex Venom che, assieme ai suoi demoniaci amici Cronos ed Abaddon, aveva dato fuoco alle polveri, agli inizio degli anni ’80, innescando una serie de esplosioni il cui eco si sente ancora oggi. Il pezzo parte cupo e cadenzato ma già pieno di forza, con le chitarre che sembrano uno sciame di calabroni impazzito, per poi accelerare e diventare deciso, con un riff ridondante che spezza.

Passando per la pestata ‘So Old, So Cold’, la cui dinamica trancia l’anima, si arriva a ‘Iconoclast’, dalle linee melodiche robuste e con un refrain trascinante, da palco. La sezione ritmica verso la fine è compatta, martellante, tremendamente avvincente. Il sangue che scorre nelle vene dei tre Xenos straripa soffocando quanto c’è intorno.

L’adrenalinica ‘Angel of Silence’ non è di minor valore, con la sua narrazione fosca e magnetica ed il suo incedere durissimo. Gli Slayer hanno detto stop, ma c’è chi vuol continuare …

Il combo tira un colpo alle costole che smorza il fiato: la loro versione di Peace Sells dei Megadeth è ruvida, suonata di pancia e tira fuori parecchia rabbia, poi sta a ciascuno di noi sentire le differenze con l’originale.

Siamo alla fine, con ‘Of Magma And War’ gli Xenos pescano un altro asso dalla manica e ricorrono alla loro seconda arma tattica: in un brano senza respiro la voce tonante di Ignazio si alterna con quella caustica di Si Cobb, vocalist degli Anihilated, gruppo storico appartenente al primo ceppo del movimento Thrash inglese, in scena dal 1982 al 1990 e poi ritornati nel 2008.

Concludendo, ‘Filthgrinder’ è dotato di un buon tiro, di un buon ‘battere e percuotere’ che rispecchia completamente l’anima di chi il Thrash lo ha nel sangue e vuole esternarlo attraverso la sua arte senza cedere a compromessi. Rimane solo una cosa da dire: bravi Xenos, continuate su questa rotta.

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