Recensione: Fimbulvinter

Di Manuel Gregorin - 24 Dicembre 2024 - 0:01
Fimbulvinter
Etichetta: AFM Records
Genere: Power 
Anno: 2024
Nazione:
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72

Arriva la prova del terzo album per i Brothers of Metal, band svedese attiva dal 2012 che è riuscita ad attirare una certa attenzione nella scena metal con Prophecy Of Ragnarök del 2017 e Emblas Saga del 2020. Con un nome che pare una chiamata alle armi, i Brothers of Metal si dilettano in un epic-power con melodie di facile presa, riuscendo a raccogliere un buon riscontro, oltre che per la loro musica, forse anche grazie alla loro immagine in stile cosplay. I nostri otto fratelli del metallo infatti, puntano su di un look tra il vichingo-barbarico ed il cavernicolo. Un mix di pacchianeria ed autoironia figlia diretta della copertina di Into Glory Ride dei Manowar, band alla quale devono essersi ispirati anche il loro tamarrissimo nome. Questo nuovo album dal titolo Fimbulvinter, è stato registrato in Svezia presso lo studio Massiv Musik di Mockfjärd, sotto la supervisione del produttore Erik Berglund. Il titolo si ispira, come già i lavori precedenti, alla mitologia norrena, facendo riferimento al Fimbulvinter, il rigido inverno di tre anni che precede il Ragnarök.
Le tracce sono state composte principalmente da Dawid Grahn, Ylva Eriksson e Johan Johansson, anche se tutti gli altri membri della band hanno contribuito, in varia misura, alla realizzazione di questo lavoro.

I primi venti freddi del Fimbulvinter arrivano con Sowilo, una cavalcata epica dall’attitudine anthemica. Flight Of The Ravens è un power metal veloce, con un ritornello orecchiabile ed un paio di parti sinfoniche che richiamano i Rhapsody Of Fire. Dopo i primi due pezzi con protagonista Ylva Eriksson, sulla ruvida Giantslayer si comincia a ritagliarsi più spazio anche la voce maschile. Desta una certa attenzione Heart Of Stone, il brano più heavy ascoltato finora, che denota una certa vicinanza ai Grave Digger.

Arriviamo ora all’intermezzo folk, prima con la ballata celtica Rivers Of Gold, poi con Blood Red Sky, un’epica marcetta rock che affronta le radici nella musica tradizionale irlandese.

Non so voi, ma non mi era mai capitato ancora, di sentire una canzone dedicata ad uno scoiattolo. Come gli appassionati di mitologia vichinga tra i lettori avranno intuito, la seguente Ratatosk narra appunto, dello scoiattolo che scorrazzava su e giù per il tronco del frassino Yggdrasill, riportando gli insulti che il serpente Níðhöggr e l’aquila appollaiata tra i rami più alti si dicevano a vicenda. Il pezzo in sé, è un heavy power abbastanza canonico incentrato principalmente sul ritornello. Dopo l’hard rock di Chasing Light arriviamo a Heavy Metal Viking, un brano un po’ strano che inizia con un riff potente per poi cambiare pelle in una sorta di southern rock con tanto di omaggio agli AC/DC in un passaggio del testo. Una traccia dai chiari intenti scherzosi, anche se non manca di suscitare qualche perplessità. Giusto il tempo di una strizzata d’occhio alle bestie finlandesi (Battle Beast e Beast In Black) con il power-pop di The Other Son Of Odin e passiamo a Berserkir, pezzo spigoloso costruito su di un riff massiccio che, sinceramente, avrebbe potuto venir sviluppato un po’ meglio.
Il tempo di Nanna’s Fate, una ballad evocativa dai risvolti sinfonici, e passiamo a Fimbulvinter un power fiero ed aristocratico che riesce, nel complesso, ad andare a segno.

Fimbulvinter risponde ai requisiti richiesti, andando a sciorinare una serie di brani immediati che vanno subito al sodo. Una formula già sentita altre volte ma sempre efficace. Tuttavia alla lunga si sente la mancanza di quello sprint in più che dovrebbe fare la differenza. Le composizioni sembrano fatte un po’ con il pilota automatico, dando l’impressione di un prodotto uscito dalla catena di montaggio realizzato allo scopo di soddisfare una maggior fetta di pubblico. Sicuramente una buona idea, da parte della band, potrebbe essere quella di dare una certa varietà al disco, andando in alcune circostanze al di fuori dei circuiti più strettamente power.
Il problema è che queste variazioni paiono a volte fatte senza una precisa logica, nel caso di Heavy Metal Viking poi, si ha l’impressione di voler forzatamente amicarsi le attenzioni del mainstream.
In sintesi possiamo dire che i Brothers of Metal sono promossi, ma la prova di maturità che ci si dovrebbe aspettare con il terzo album, viene rimandata al prossimo capitolo, o almeno lo speriamo.

facebook.com/brothersofmetalofficial
www.brothersofmetal.net

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