Recensione: Finisterra
Nell’attesa di vedere sugli scaffali dei negozi Gaia II credo che, a distanza di 5 anni dalla sua pubblicazione, sia giunto il momento per il “nostro sito” di colmare una lacuna che risponde al nome di Finisterra. Questo prodotto segue il valevole studio album La Legenda De La Mancha e secondo i più (me compreso) rappresenta, al momento, l’apice della discografia degli iberici nonostante il già citato cd incentrato sulle gesta del mitico Don Chishotte e Gaia siano lavori di grande, grandissimo spessore. A parte gli opinabili giudizi personali quello che importa è che Finisterra sia, oggettivamente parlando, un disco curato sotto ogni punto di vista. Partiamo dalla cover colorata, eccentrica, osé (guardate bene) ed eclettica la quale riesce a descrivere la musica dei Mägo De Oz: Heavy-Power di base con influenze Folk e Rock per un sound in movimento che non riesce a restare racchiuso in un qualsiasi tipo di definizione. Finisterra è un concept che parla di un mondo futuro (siamo nel 2199) distrutto dalla “Guerra per la fame” conclusasi senza vincitori né vinti. Dall’imperfetta, ingiusta ed oppressiva, Satania un cavaliere accompagna uno strano pellegrino verso Santiago de Compostela… Il concept (del batterista Txus) lo interpreto come un monito lanciato alla nostra società per ricordare l’importanza di valori come uguaglianza e libertà; per non doverli mai rimpiangere in un prossimo futuro. La durata è eccezionale con i suoi 110 minuti suddivisi in due cd nei quali troverete tutto lo spirito innovativo dei Mägo de Oz. Proprio per questi motivi, lunghezza e qualità, Finisterra è il disco ideale per cominciare a conoscere la formazione spagnola. Il lungo viaggio è avvincente, ricco ed assolutamente strabiliante.
Sarebbe lecito aspettarsi diversi filler in un prodotto che sfiora le 2 ore ma così non è perché siamo al cospetto di un lavoro eccezionale. Con la suddetta recensione voglio cercare di fugare i dubbi a quelle persone che non conoscono la formazione iberica e che sono scettiche circa la spendibilità della loro musica. Molti, infatti, pensano che un gruppo che vanta nella line-up un violino ed un flauto in pianta stabile non possa, per forza di cose, essere in cima ai suoi gusti musicali di metallaro convinto. Niente di più sbagliato. I nostri riescono con una facilità incredibile a fondere i generi dando origine ad una musica potente che catalizza l’attenzione se si apprezzano le melodie. L’elemento folcloristico, tradizionale, ha la sua importanza ma non soverchia gli altri e per capirlo basta mettere il primo cd nel lettore, premere play. In generale song come La Cruz De Santiago, La Santa Campana, Astaroth e Los Renglores Torcidos sono la palese dimostrazione di quanto i Mägo de Oz siano vicini all’Heavy Metal di ottima fattura e, allo stesso tempo, lontani dalla massa di anonime band clone. Assoli di chitarra sono magistralmente uniti a quelli di violino con risultati straordinari. I cambi di tempo sono una costante mentre la forte e precisa sezione ritmica, arricchita da ottimi riff, non dà scampo al pari della voce alta e forte di Josè. Più Power oriented l’up tempo Satania e la super Hit El Que Quiera Enteder Entienda. L’elemento rockettaro dal sapore latino emerge prepotentemente in Polla Dura No Cree En Dios. E poi ancora ballate rock con forti elementi folclorisitici ne La Danza Del Fuego dotata di un crescendo letale. Stesso discorso per Fiesta Pagana ed El Señor De Los Gramillos. Momenti più intimi, tradizionali, sono rappresentati da Hasta Que El Cuerno Aguante, Tres Tristes Tigres e Maite Zaitut. Immancabile la citazione di Es Hora de Marchar: versione spagnola di Rainbow Eyes di Ritchie Balckmore e Dio. C’è spazio anche per una canzone griffata Txus / Ian Anderson (Jethro Tull): il mid tempo Kelpie. Concludo con il quarto d’ora abbondante della title track. Non è certo facile mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore per una durata così importante. I Mägo de Oz sembrano non fare troppo caso al passare dei minuti e con un numero imprecisato di cambi di tempo, pause e accelerazioni, ci dilettano mettendo il sigillo su quello che oserei definire come un piccolo capolavoro contemporaneo. Inutile continuare a descrivere la tracklist. Questo doppio cd è semplicemente da ascoltare ed assaporare in toto per la sua straordinaria capacità di abbracciare generi diversi con una vena melodica fuori dall’ordinario tanto è fresca e positiva. E così finisce il cammino “… Finis Terra”.
In attesa di sapere se con Gaia II gli iberici sono riusciti di calare il poker io invito (anche se vorrei usare il termine obbligo) gli amanti delle melodie in generale che non conoscono i Mägo de Oz a comprare Finisterra. Sarebbe un delitto non fare vostro un disco che conosce pochi eguali nel rapporto qualità, lunghezza e prezzo (18 euro). Anche per un mero calcolo statistico qualche ottima canzone, tra le 20 presenti, la troverete di sicuro. Scherzi a parte Finisterra è un lavoro di indiscutibile spessore. La grande produzione, l’ottima esecuzione dei pezzi, l’elevato livello del songwriting unito a lyrics che un piacere tradurre armati di dizionario spagnolo ne fanno un must che verrà ricordato per diverso tempo. Ne uscissero di più di cd come questo.
Paolo “FIVIC” Beretta
Tracklist:
DISC 1
1. Pr?logo
2. Satania
3. La Cruz De Santiago
4. La Danza Del Fuego
5. Hasta Que El Cuerpo Aguante
6. El Señor De los Gramillos
7. Polla Dura No Cree En Dios
8. Maite Zaitut
9. Duerme…
10. Es Hora De Marchar
DISC 2
1. Fiesta Pagana
2. El Que Quiera Entender Que Entienda
3. Los Renglones Torcidos De Dios
4. Kelpie
5. Tres Tristes Tigres
6. A Costa Da Morte
7. La Santa Campaña
8. Conxuro
9. Astaroth
10. Finisterra