Recensione: Fire & Damnation
A volte ritornano. Espressione abusata, ma che ben si adatta al caso dei tedeschi Exumer, che saltano sul carro dell’ondata di revival che il thrash ha vissuto nello scorso quinquennio e tentano la fortuna 25 anni dopo la loro ultima fatica discografica. Quando riemergono dal passato gruppi non particolarmente noti, spesso si sente parlare di presunti status di cult band, guadagnati in base alla militanza ed alla pubblicazione di un paio di dischi nella seconda metá degli Eighties, seguiti dall’inevitabile scioglimento nel periodo in cui il thrash metal passó di moda. Il problema é che a volte a tornare sulla scena sono band tutt’altro che memorabili giá vent’anni fa, i cui album erano rimasti sconosciuti semplicemente per via della loro mediocritá. Fortunatamente, non é questo il caso degli Exumer e del loro come-back, intitolato Fire & Damnation.
I Nostri, formatisi nel 1984, diedero come detto alle stampe due album prima di sciogliersi nel 1990: il primo, Possessed By Fire, datato 1986, era caratterizzato da un’aggressione continua dell’ascoltatore, con qualche strizzata d’occhio al riffing americano ed un ammiccamento alla struttura compositiva teutonica; l’anno dopo uscí Rising From The Sea, che vide un cambio dietro al microfono, stavolta nelle mani ed alla mercé dell’ugola di Paul Arakari, un emulo del suo collega bassista e cantante Tom Araya. Nel complesso, l’uscita risultó un passo indietro rispetto al debutto, penalizzata oltretutto da una qualitá di registrazione scadente anche per gli standard di quel periodo. Dopo un silenzio durato undici anni, interrotto dall’esibizione al Wacken del 2001, gli Exumer decisero nel 2008 che era arrivato il momento di tornare ad imbracciare gli strumenti. E cosí, dopo qualche show per tornare ad assaporare l’adrenalina dei live, nel 2011 si misero al lavoro per comporre un nuovo studio album, scegliendo come produttore l’esperto Waldemar Sorychta, giá al lavoro coi conterranei Sodom e coi Moonspell, al fine di ottenere un sound moderno e potente. Risultato che, come vedremo, é stato raggiunto.
Con Fire & Damnation gli Exumer sembrano voler dire fin dalle prime battute: “Ehi, siamo tornati e ci piace ancora suonare veloci ed incazzati”. La cosa é evidente giá dal secondo brano, tiratissimo e senza pause riflessive, e sará un motivo costante dell’intero platter. La cosa che si nota immediatamente é l’enorme salto qualitativo della produzione, tanto da far sembrare le precedenti registrazioni dei demo e nulla piú. Il sound é grasso e potente, con chitarre in evidenza ma non affilatissime, batteria solidissima e voce leggermente in secondo piano. A tal proposito, Von Stein canta in maniera decisamente meno acida e “schizzata” rispetto a Possessed By Fire, ma riesce a mandare in porto una prestazione tutto sommato convincente e che si amalgama alla proposta musicale. Il disco corre veloce: i Nostri si concedono qualche spruzzata di modernismo (New Morality) in quello che é a tutti gli effetti un solido album thrash old school. Talmente solido che, giunti alla discreta Waking The Fire, la sensazione é che il disco abbia ormai detto tutto quel che aveva da dire. Invece ancora qualche asso nella manica gli Exumer ce l’hanno, ed a fronte di due brani estratti dai vecchi dischi e risuonati per l’occasione, tirano fuori una bordata da headbanging che risponde al nome di Crushing Point, il cui riff coinvolgente é sorretto dal commovente ed immancabile “tupa-tupa”. La chiusura non concederá ulteriori picchi e, qualora si sia acquistata l’edizione limitata, si avrá modo di ascoltare tre registrazioni live recenti di altrettanti brani estratti dal debut album, che mettono in evidenza un buon tiro ma che soffrono di suoni della batteria tutt’altro che ideali.
I dubbi quando si assiste ai ritorni sulle scene di band non baciate dalla dea bendata ci sono sempre. Vorranno rimettersi in gioco per amore della musica? Cercano di sfruttare il periodo invitante per suonare dal vivo e fare qualche soldo? Quanto c’é di autentica voglia e passione, e quanto invece é calcolo? Se non hanno ricevuto grandi riscontri 20-25 anni fa, sará mica a causa del fatto che sono scarsi? Dubbi leciti, che gli Exumer, fortunatamente, sembrano riuscire a spazzare via, quanto meno dal punto di vista dell’uscita in questione: Fire & Damnation non li innalzerá a portabandiera del thrash né li renderá famosi, sia ben chiaro, ma nei solchi di questo disco la sensazione é che scorrano energia, esperienza, mestiere e voglia di suonare proprio questo genere, al di lá delle mode e delle richieste del mercato. A ció si vanno ad aggiungere un pugno di brani solidi ed un paio di bordate travolgenti che non mancheranno di far scapocciare di gusto i thrasher vecchio stampo. Volendo, ci si potrebbe lamentare dello scarso minutaggio, poiché al netto delle bonus track e dei due brani vecchi rieseguiti, la durata del disco si aggira sui 27 minuti, ma il suo valore rimane al di sopra della sufficienza ed anche della media delle odierne produzioni. Facciamo giocare agli Exumer questa seconda chance.
Luca Trifilio
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Tracklist:
1. Fire & Damnation 3:17
2. Vermin Of The Sky 3:17
3. The Weakest Limb 3:51
4. New Morality 3:08
5. Waking The Fire 3:14
6. Fallen Saint 3:55
7. Crushing Point 3:02
8. Devil Chaser 2:43
9. I Dare You 3:41
10. Tribal Furies 3:32
11. Destructive Solution (bonus livetrack) 3:13
12. A Mortal In Black (bonus livetrack) 3:53
13. Xiron Darkstar (bonus livetrack) 3:05
Durata 44 min. ca.
Line-up:
Mem Von Stein – voce
Ray Mensh – chitarra
H. K. – chitarra
T. Schiavo – basso
Matthias Kassner – batteria